Prato, 31 marzo 2020 - Il consorzio Pratotrade concorda con Confindustria Toscana Nord e con tutti coloro che stanno lavorando per far sì che le imprese riprendano l'attività immediatamente dopo il 3 aprile. "La chiusura decretata il 22 marzo _ si legge in una nota_ è apparsa come un provvedimento che non ha tenuto conto del forte impegno che le imprese avevano già profuso per mettere in sicurezza i lavoratori. Sono state inoltre probabilmente sottovalutate le conseguenze economiche, anche e soprattutto per il dopo-epidemia, di una interruzione delle relazioni con i mercati, rischiando una compromissione grave delle possibilità di ripresa. A Prato è fermo un intero sistema produttivo fondamentale per l'industria dell'abbigliamento nazionale ed internazionale, anch'essa coinvolta nella chiusura".
Intanto è arrivata la notiozia del posticipo di Milano Unica da luglio a settembre e questo per Pratotrade è un ulteriore segnale di quanto sia importante non perdere nessuna opportunità di rapida ripresa del lavoro. "Abbiamo preso molto sul serio l'indicazione del 3 aprile come ultimo giorno di chiusura - afferma Maurizio Sarti, presidente del consorzio Pratotrade -. Nonostante ci fossimo attrezzati e riorganizzati per creare condizioni di lavoro in linea con le direttive, abbiamo accolto e rispettato l'obbligo di chiusura per due settimane. Il settore moda è stagionale: nel periodo marzo-maggio viene impostata gran parte del lavoro che genera il fatturato per il 2020. La chiusura di due settimane può essere assorbita, anche se venivamo già da settimane difficili proprio per il Covid-19. Ora però bisogna riaprire: ne va della sopravvivenza delle aziende e, per molti addetti, dell'occupazione nei prossimi 12/18 mesi. Abbiamo il dovere, tutelando la salute, di tutelare anche il reddito dei nostri collaboratori e di costruire delle opportunità anche per i nostri figli. Vogliamo costruire un mondo dove i nostri figli possano avere delle opportunità proprie e non vivere di sostentamenti da parte di uno stato che, nel lungo periodo, non potrà mantenerli. Nella nostra area sono chiuse quasi il 90% delle attività pur avendo, fortunatamente, una situazione sanitaria ancora sostenibile. Altre aree italiane, molto più duramente colpite da Covid-19 hanno una percentuale di aziende aperte molto più alta. La stessa Milano Unica, fiera di riferimento del settore, ha deciso di posticipare da luglio a settembre proprio per dare la possibilità a noi espositori di cogliere il maggior numero possibile di opportunità e contatti, cosa che sarebbe risultata probabilmente difficile a luglio."