
Il presidente dell'Ac Prato, Stefano Commini
Prato, 30 marzo 2025 – Un fondo straniero e un imprenditore toscano sono interessati al Prato, anche se ancora non è chiaro con quali mire: acquistare il club oppure mettersi in società con Stefano Commini?
La certezza è che i contatti, annunciati dal numero uno biancazzurro attraverso le colonne de La Nazione, sono confermati. “Siamo ancora in fase embrionale, sono praticamente chiacchiere da bar - sottolinea il presidente dei lanieri ieri in conferenza stampa - Una persona vicino a me ha incontrato martedì i consulenti di un fondo straniero che ha sede in Francia, mentre in questi giorni mi vedrò con un imprenditore toscano”.
Di certo c’è che l’intenzione di Commini è quella, in caso di cessione, di lasciare il Prato in mani solide. “Tengo al futuro del Prato e proprio per questo mi auguro che arrivi un soggetto capace di accontentare le mie richieste economiche, che non sono per nulla folli. D’altronde, se non ci riuscisse, come potrebbe pensare di portare avanti questo club? Voglio cedere la società ad una persona che abbia maggiori possibilità dal punto di vista finanziario rispetto alle mie e che investa due, tre o perfino quattro milioni di euro per raggiungere quel risultato sportivo che sotto la mia gestione si è sempre fallito”. Ma “penso di aver fatto tante altre cose che ai tifosi interessano relativamente: dagli investimenti sugli impianti (non ultimo il campo di Grignano, che dovrebbe essere pronto per agosto/settembre, ndr) a quelli per il settore giovanile e la scuola calcio”.
Al presidente Commini sta a cuore particolarmente la rinascita della scuola calcio, che di fatto era azzerata quando lui è arrivato, e la ripartenza del vivaio con il settore giovanile. “Abbiamo dato una Casa ai nostri giovani con l’impianto di Grignano e un futuro al vivaio di cui si stanno vedendo già i primi frutti”.
Sul tema Lungobisenzio c’è la volonta di camminare lungo un percorso insieme, tra proprietà della società e l’amministrazione comunale guidata dalla sindaca Ilaria Bugetti.
Presto l’incontro fra Commini e la sindaca Ilaria Bugetti, molto probabilmente nelle prossime settimane. L’idea comune è il rilancio di tutta l’area dello stadio anche in ottIca sicurezza e decoro oltre che per attività sportive e collaterali (commerciali per dare linfa alla società).
“Quando ci vedremo, capiremo le modalità che ha in mente l’amministrazione comunale ed esporremo le nostre idee. Mi sembra che la sindaca Bugetti abbia in mente un progetto allargato e su questo mi trova assolutamente d’accordo. Cosa accadrà se venderò il club? Devo comunque garantire un futuro al Prato e il tema stadio è certamente importante, per la società ma anche per l’intera città. Se non si inizia, allora non si riuscirà mai a portare a termine un progetto, anche se ci vorranno almeno quattro anni perché i lavori siano conclusi”.
In attesa di approfondire gli interessamenti (“ne potrebbero arrivare di nuovi, dopo che ho pubblicamente dichiarato che il Prato è in vendita”), Commini sta lavorando insomma sul domani. In ballo ovviamente il destino del mister Marco Mariotti e del direttore sportivo Francesco Virdis, che sembrano ormai certi di restare in biancazzurro almeno per un’altra stagione, e quello della rosa attuale.
“Anche se dovesse cambiare la proprietà, è giusto far trovare a chi arriva una base solida. Ecco perché abbiamo intenzione di confermare sette/otto elementi. Il budget? Dovessi esserci ancora io al timone, certamente non potrò spendere due milioni, ma garantisco che punteremo su dei top player. Profili sui quali già stanno lavorando Mariotti e Virdis. Certo, a me tornerebbe più comodo risparmiare quei soldi e scommettere sui giovani, ma è una questione di serietà e di impegni presi”.
Ripensando al passato e al suo rapporto con la città, Commini cambierebbe qualcosa? “Quando mi sono informato per l’acquisizione del Prato, mi hanno detto che gli imprenditori locali non investivano perché il problema era Toccafondi. Poi, una volta che ho rilevato la società, praticamente nessuno si è avvicinato. Ho avuto dei colloqui e ogni volta mi tiravano fuori una motivazione diversa. Sicuramente sarei potuto essere più presente, ma non credo avrebbe cambiato le cose. La soluzione? Basterebbe mettere insieme 10/15 imprenditori che, assieme al presidente, mettano in piedi un progetto triennale”.
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