
"Vincere questo premio mi ha regalato un’emozione diversa, forte. Lo dedico a chi mi ha sempre seguito e ai ragazzi che hanno lavorato un anno per realizzare questo "corto", a riprova di come il duro lavoro paghi sempre". Nella sua carriera di "handbiker", Christian Giagnoni ha già vinto tanto. L’ultimo riconoscimento in ordine di tempo tuttavia, non lo ha ottenuto su stra, bensì in ambito extra-sportivo durante il Prato Film Festival chiusosi sabato scorso. Il quarantacinquenne montemurlese è infatti stato premiato con il "Premio PFF Lions Club Prato Datini" per il documentario che lo vedeva protagonista. Quale? "Oltre la ragione", girato da Matteo Niccolò Bresci. "Un progetto che mi ha lasciato addosso un’emozione forte, vera – ha raccontato Giagnoni – i quindici minuti di durata del video raccontano di settimane e settimane trascorse con Matteo e gli altri, che per girarlo mi hanno accompagnato anche nel corso delle varie competizioni disputate. Credo che sia venuto fuori un racconto sicuramente intenso. Con momenti da "magone", almeno per quanto mi riguarda". L’introduzione stessa del filmato, è eloquente: "Christian era un campione dell’hockey, ma un brutto incidente ne arresta la carriera. Riesce a ripartire grazie alla sua volontà e alla passione per un nuovo sport". E’ dunque sin troppo facile coglierne il significato di rinascita, di ritorno alla vita a dispetto della sorte avversa. Giagnoni del resto era il capitano dell’Hockey Prato ‘54 che provava a rinverdire i fasti del passato, quando nel 2010 l’impatto con un’automobile gli provocò fratture spinali e del midollo, con la conseguente l’immobilità delle gambe. Ma un vero atleta è abituato a lottare, in ogni condizione. E lui a poco a poco ha scoperto l’handbike, cimentandovisi con la medesima convinzione con cui duellava con pattini e stecca a Maliseti. Il risultato? Dal 2016 domina ininterrottamente il Giro d’Italia nella categoria MH4. Il documentario racconta proprio quella che è una giornata-tipo di Giagnoni, con commenti del diretto interessato e delle persone a lui più vicine. Con un occhio al parallelismo fra la sua esistenza prima e dopo l’incidente, ovviamente.
Giovanni Fiorentino