Pillole biancazzurre. Rizza: "Il Prato riparta da talento e grinta»

"Tre anni in B, fior di allenatori come Valcareggi, Viciani, Szekely e compagnia bella. Era il calcio dell’innamoramento, perché...

Rizza: "Il Prato riparta da talento e grinta"

Rizza: "Il Prato riparta da talento e grinta"

"Tre anni in B, fior di allenatori come Valcareggi, Viciani, Szekely e compagnia bella. Era il calcio dell’innamoramento, perché contava il risultato ma anche il piacere di stare insieme. Avevamo allenatori fin da giovanissimi come Faccenda, che c’insegnavano gli elementi fondamentali del calcio, dando importanza alla parte tecnica più che a quella tattica". E’ Italo Rizza, oggi 84 anni ottimamente portati, debutto nel Prato serie B 8 settembre ’58, a riproporci il film del passato, dove l’allora diciottenne Italo scalzava il posto di Verdolini, per occupare stabilmente il ruolo di libero e restare in sella al Prato per altri otto anni.

Come si fa ad affermarsi in B a soli 18 anni?

"Prima di tutto l’attaccamento alla maglia. Eravamo in molti i pratesi nati e cresciuti all’ombra delle ciminiere con il telaio sotto casa. E poi la grinta. Il talento non basta. Tra una persona talentuosa senza tenacia e un’altra tenace, ma senza talento, è quest’ultima a ottenere i risultati migliori".

È nel momento più freddo dell’anno che il pino e il cipresso, ultimi a perdere le foglie, rivelano la loro tenacia.

"Vero. Dovrebbe essere la lezione da impartire anche al Prato Calcio in un periodo di caldo atmosferico ma di freddo calcistico, dato da una brutta classifica anche in serie D".

Perché il ritiro come tecnico?

"Troppi interessi, troppe polemiche, troppi sputasentenze di imbonitori senza arte né parte. Preferisco essere Italo Rizza e fare il nonno a tempo pieno, seguire magari mio nipote che gioca attualmente nel Poggio a Caiano come punta ed è seguito assai bene dal proprio allenatore".

Nelle giovanili meglio privilegiare il merito o il coinvolgimento generale?

"E’ giusto avere attenzione a tutti, ma una selezione fra i più meritevoli deve essere fatta fin da giovani anche per stimolare la competizione, evitando che gli allenatori delle giovanili tendano a valorizzare se stessi anziché il giocatore, usando criteri aziendalistici di mantenimento iscrizioni di giocatori, penalizzando addirittura quelli più meritevoli non appena vengono chiamati a selezioni qualificanti, per paura di perderli".

Se fosse presidente del Prato?

"Mi domanderei anzitutto: ho la disponibilità finanziaria necessaria per portare avanti tutto in maniera dignitosa in una provincia di 200.000 abitanti? Dopodiché punterei soprattutto su una selezione di giocatori adeguata attraverso pochi competenti, non mangiapane a ufo come tanti ce ne sono nel calcio".

Roberto Baldi

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