FEDERICO BERTI
Prato

Santillo, la firma della comicità

Tra gli autori dello show di successo di Panariello, Conti e Pieraccioni, si racconta ai lettori

Walter Santillo e Raffaella Carrà

Prato, 28 novembre 2016 - Conti, Panariello, Pieraccioni in tour; una reunion attesissima da anni dai fans che ha fatto registrare ovunque il tutto esaurito. Un successo che porta la firma anche di Walter Santillo, autore tv, conduttore televisivo che da anno ha scelto di vivere a Prato. Un pratese d’adozione, un bravo professionista dello spettacolo, che ha alle spalle un lungo percorso professionale iniziato con le radio e le tv private fino ad arrivare a Carramba al fianco della Raffa nazionale. Un momento professionale ricco di soddisfazioni.

Cominciamo dallo spettacolo Conti Panariello Pieraccioni...

«Cominciamo dal top allora, visto che lo spettacolo sta andando benissimo. Forse è la prima volta che firmo uno spettacolo dove per più di due ore si ride dall’inizio alla fine. Volevamo tagliare qualcosa perché ci sembrava lungo superare le due ore, ma non siamo riusciti a tagliare niente perché tutto funziona a meraviglia. Loro sono bravissimi, ognuno con le sue caratteristiche e con il proprio modo di stare in scena. Ogni sera è davvero un delirio da parte del pubblico. Ed è una grane emozione che si ripete tutte le sere anche per me. Aver contribuito a divertire migliaia di persone aggiunge un valore importante al mio lavoro. Visto il successo sono state aggiunte altre date».

Vi aspettavate questa reazione del pubblico incredibile e affettuosa ?

«E’ andato oltre le nostre più rosee aspettative. Già a Verona dove abbiamo fatto la prima data, ci siamo resi conto che lo spettacolo funzionava benissimo. All’arena il pubblico arrivava da ogni parte d’Italia ridendo poi ad ogni battuta. Io stavo al lato del palco e, guardando la reazione della gente, vedevo che ad ogni battuta (ce ne sono a getto continuo) si formavano come onde di teste che andavano avanti ed indietro. Era la gente che, sussultando, rideva quasi al limite delle convulsioni. Lì ci siamo detti che se all’arena era successo questo, in Toscana sarebbe successa l’apoteosi. E infatti. Saremo ancora a Firenze anche dal 28 al 30 dicembre e poi dal 2 al 4 gennaio, il 6 e il 7».

Lei che li conosce bene, provi a definire ognuno di loro in due parole.

"Li conosco dagli anni '80. Il rapporto che ho con Giorgio è speciale perché da molti anni scrivo con lui per il teatro, per la televisione, per le campagne pubblicitarie. Abbiamo anche un progetto per il cinema. Per me Giorgio è quasi un fratello. Posso dire che dei tre lui è il più teatrante; e l’empatia che si sviluppa tra lui e il pubblico è davvero speciale. Carlo è come lo vedete in tv: un professionista scrupolosissimo, come dico io da sempre, davvero insuperabile nella costruzione di un evento o di uno show. E poi è una spalla straordinaria. Leonardo è stata una sorpresa perché non avevo lavorato molto con lui. L’ho trovato ricettivo, collaborativo, pronto ad ascoltare le proposte di noi autori e credo che sia anche quello che si sta divertendo di più in questo spettacolo».

E’ difficile far ridere oggi?

"Il periodo non è dei migliori e di certo non aiuta… Lo è sempre stato. Ma adesso ancora di più. Oltre al momento storico e sociale che non è dei migliori, oggi con l’aumento di blog, siti, canali youtube, eccetera tutti scrivono battute, freddure e sketches. Mi spiego meglio; è difficile scrivere delle cose divertenti sull’attualità perché rischi che un ragioniere di Lamporecchio o un idraulico di Arezzo abbia avuto l’idea e l’abbia messa in rete prima di te e quindi con la viralità della rete rischi di arrivare secondo. Poi magari quello non ne scriverà un’altra buona per i prossimi dieci anni però intanto ti ha preceduto».

Veniamo alla nuova esperienza televisiva. Un altro appuntamento importante.

«Si tratta di Cultura Moderna su Italia Uno. E’ un game preserale condotto da Teo Mammucari e firmato da Antonio Ricci. Andrà in onda da lunedì 28 novembre tutti i giorni alle 20,20 su Italia Uno. Io sono uno degli autori. Con Teo Mammucari ci conosciamo dai tempi di Libero e ci siamo sempre detti di voler lavorare insieme, però non era mai stato possibile. Adesso finalmente questo è accaduto e sono ovviamente felice, anche perché ho scoperto un artista molto generoso, arguto e dotato di una spiccata attitudine alla comicità improvvisata che a me piace moltissimo. Secondo me Teo Mammucari ha grandi potenzialità che devono ancora essere espresse. Spero di dargli una mano a farlo».

E Antonio Ricci ? Lavorare con lui è come lavorare con la storia della tv contemporanea... 

«Che dire del «guru» (scherzo…). Beh, si è vero. Lavorare con Antonio Ricci vuol dire lavorare con un uomo che ha scritto la storia della televisione da Drive in fino ad arrivare a Striscia la notizia. Anche con lui ho avuto la conferma che i grandissimi sono davvero i più umili, cosa che avevo già capito con la Carrà, con la quale ho lavorato per 15 anni. Ricordo che appena Teo gli ha detto che mi voleva come autore al suo fianco, è stato lui con il suo cellulare e non tramite segretarie, a chiamarmi quasi ringraziandomi per aver accettato l’incarico. Con lui, come con Teo, si è instaurato un bel rapporto fatto anche di cazzeggio e tante bischerate come si dice in Toscana».

Recentemente ha scritto anche una sceneggiatura per il cinema, in un film uscito recentemente…

«Sì, era un progetto per un film a basso budget, partito tre anni con il produttore Gianluca Cerasola, che dopo moltissimi sacrifici da parte sua siamo riusciti a mettere in piedi. Ho collaborato alla sceneggiatura e mi sono anche ritagliato un ruolo nel film. E’ una commedia che si intitola Attesa e cambiamenti che affronta in maniera molto leggera e pulita, un argomento serio come l’arrivo di un figlio in due coppie, una coppia etero e una coppia di lesbiche. E’ stata una bella esperienza con attori che, nonostante il basso budget, hanno accettato perché gli piaceva il progetto. C’erano Eleonora Giorgi, Paolo Conticini, Corinne Clery, Martina Stella, una splendida Roberta Giarrusso, Antonio Catania e altri, per la regia di Sergio Colabona. Il film non è stato distribuito in molte sale però è piaciuto molto a chi l’ha visto. Adesso lo aspettiamo in tv».

Torniamo indietro di qualche anno. Come si è avvicinato al mondo dello spettacolo ?

«Attraverso le radio private. Erano gli anni pionieristici alla fine degli anni settanta. Feci un provino in una piccola radio di Sesto Fiorentino e mi presero subito. Poi da lì passai ad una radio di Firenze dove incontrai anche un certo Carlo Conti, poi ho fatto l’animatore sulle navi e nei villaggi, le piccole serate nelle discoteche in tutta Italia, le serate con le miss, le prime apparizioni nelle tv locali e Vernice Fresca; e poi via via tutta la trafila che mi ha portato fin qui. Diciamo che mi sono avvicinato quasi per gioco, all’inizio per imbroccare, per imbroccare di più e meglio le ragazze. E poi ci ho preso gusto ed è diventato un vero e proprio lavoro».

Quali sono stati gli incontri professionali più importanti ?

«Tutti gli incontri che si fanno nella vita professionale sono importanti; Vernice Fresca mi ha permesso di lavorare con Carlo, e di conoscere Giorgio che mi ha voluto con lui a scrivere e collaborare a 360 gradi, quindi sono stati importantissimi. ma l’incontro che mi ha letteralmente cambiato la vita artistica è stato quello con Raffaella Carrà. Lì ho davvero giocato per la prima volta in serie A, anzi, in Champions League, ha capito come ci si muove a certi livelli, come si costruisce un programma di successo, poi, come dicevo prima, ho capito che i personaggi più grandi sono sempre i più umili e rispettosi con chi lavora con loro. Raffaella e naturalmente Sergio Japino, poi sono diventati anche amici, e posso dire che oltre che come artisti, sono soprattutto persone meravigliose».

E poi c’è il bel rapporto con Prato, la sua città d’adozione dove ha scelto di vivere da anni…

«Un rapporto bello con la città nella quale torno sempre volentieri da Milano o da Roma. Prato mi piace perché è a misura d’uomo, ha mantenuto ancora quel sapore di paese nonostante sia la seconda città della Toscana. Qui ho i miei affetti, mia moglie Paola, che è stata la causa del mio trasferimento a Prato, e i miei figli Eleonora e Francesco, qui posso dar sfogo alla mia passione: la bici da corsa con gli amici del Nencini Team facciamo raduni, gran fondo e tante girate. Questa città abbia delle potenzialità da sfruttare e che dovrebbero essere valorizzate. Penso al Pecci che è una eccellenza al livello europeo, penso al fatto che Prato potrebbe diventare un punto per il turismo congressuale, che Firenze non ha. Forse i pratesi dovrebbero essere un po’ meno individualisti e fare più rete insieme. So che non è facile, ma Prato ha tutte le carte in regola per emergere. Mi auguro che ce la faccia, e se c’è da dare una mano, io ci sono».