Secondo le analisi di UIF – Unità di Informazione Finanziaria per l’Italia- in materia di contrasto al riciclaggio del denaro e al finanziamento del terrorismo, solo nel primo semestre del 2022 sono state raccolte 74.233 segnalazioni di operazioni sospette. Numeri in crescita quasi del 6% rispetto al periodo corrispondente del precedente anno, che segnano un ritorno all'andamento rilevato nel triennio 2018-20.
Le imprese si trovano a lavorare in un contesto la cui complessità crescente è determinata da molto fattori, in dinamiche non solo nazionali ma più ampie, caratterizzate da rischi di varia dimensione e natura. Continuano però ad avere bisogno di fiducia, la base di ogni attività economica.
Lavorare in un clima di trasparenza e fiducia è un vantaggio prima di tutto competitivo. Operare in scenari che non riescono a offrire garanzie, conduce a possibili “sorprese” a posteriori e all’incapacità di assicurare la “business continuity” nei confronti di chi ruota intorno al fare impresa, siano clienti, collaboratori, fornitori, istituzioni o territorio.
La Due Diligence diventa allora quel percorso, capace di tracciare la qualità e il valore delle parti in relazione, fondamentale nel creare fiducia e sicurezza, ovvero la base ottimale per operare economicamente, necessaria soprattutto per chi ha a che fare con i metalli preziosi.
Con il termine Due Diligence si intende la procedura generalmente svolta da un’impresa verso un altro soggetto, per valutarne l’idoneità sotto diversi aspetti, prima dell'avvio di un rapporto commerciale: struttura societaria e organizzativa, solidità economica, trasparenza finanziaria, eticità, regolarità amministrativa e non solo.
Si tratta di un percorso che parla di qualità, sia di chi la somministra ed esegue, sia di chi viene verificato.
“Adempiere al percorso di Due Diligence è un valore per noi come partner di processo, certificato da auditor internazionali, ma soprattutto per i nostri clienti che così facendo entrano in un rapporto serio e garantito e acquisiscono a loro volta un’attestazione di qualità, che riteniamo anche spendibile in termini reputazionali e strutturali” commenta Andrea Susi, CFO di TCA S.p.A.
Si tratta di un percorso articolato in cui vengono vagliate diverse informazioni come la situazione giuridica o le pendenze giudiziarie dell’impresa e dei suoi titolari. “Lo scopo è quello di poter attribuire un livello di rischio a ogni cliente (o anche fornitore) con cui l’impresa intraprende un rapporto, su specifiche aree tematiche: dalla governance alla tracciabilità, dalla sostenibilità’ all’impatto ambientale fino alle politiche anticorruzione e antiriciclaggio e una volta ottenuto ciò, di poter monitorare via via gli andamenti” spiega Alessandra Perini, Team Manager di IPQ TECNOLOGIE SRL , impresa di consulenza che tra le prime ha creduto nella strategicità di questo percorso in tema di antiriciclaggio e che si è specializzata anche su altri pilastri della fiducia, come la certificazione RJC.
La fase di valutazione del rischio è fondamentale e complessa. Per svolgerla infatti occorrono competenze specifiche e una capacità congiunta di visione. Entrano in gioco diverse professionalità tra cui le funzioni aziendali che hanno responsabilità finanziaria, commerciale e di direzione generale. Basilare è il lavoro di chi produce il fascicolo documentale che deve destreggiarsi tra più fonti, portali specifici e assemblare un pacchetto che permetta una valutazione seria e puntuale. Angela Aceti opera nel team compliance di TCA S.p.A e riferisce come sia strategico il buon confronto tra le parti, anche con imprese le cui collaborazioni sono da tempo avviate e consolidate poiché non va sottovalutato mai il valore dell’operare con reciproche garanzie.
“L’attività di Due Diligence non è ancora molto diffusa in Italia. È insita soprattutto nelle società molto strutturate. Mentre per gli OPO (Operatori Professionali in Oro) è obbligatoria per adempiere alle indicazioni delle normative antiriciclaggio, può essere ancora volontaria per altre realtà che decidono in autonomia se investire sulla prevenzione assicurandosi anche di non aver eventuali danni reputazionali e di immagine”, continua Perini.
Ciò che è certo è che chi si occupa di metalli preziosi non può agire fuori da questa strada, fatta di qualità e garanzia e che c’è sicuramente da interrogarsi in tutte quelle situazioni in cui l’operatività non è stata avviata a seguito di un percorso condiviso di questo genere.