Il Festival dell’Acqua arriva a Firenze

Riflettori puntati su sostenibilità, norme e adempimenti nazionali ma anche sulle nuove sfide che attendono il settore idrico alla luce dei cambiamenti climatici.

Festival dell'acqua, Firenze

Festival dell'acqua, Firenze

Il Festival dell’Acqua arriva a Firenze e punta i riflettori su sostenibilità, norme e adempimenti nazionali ma anche sulle nuove sfide che attendono il settore idrico alla luce dei cambiamenti climatici. I sei gestori idrici della Toscana saranno così protagonisti della tavola rotonda in programma domani (ore 11.30, sala Tevere), moderata dalla capocronista de La Nazione Firenze, Erika Pontini, e coordinata da Roberto Renai (Confservizi Cispel Toscana). Interverrà anche Filippo Brandolini, presidente di Utilitalia, che traccia il quadro del momento attuale e degli impegni futuri.

©BluCobaltoPhotography/©RenatoFranceschin

Presidente Brandolini, qual è il messaggio chiave di questo Festival?

«E’ evidente che negli ultimi mesi il tema del servizio idrico abbia assunto un’importanza crescente. Il susseguirsi di eventi siccitosi e alluvionali ha evidenziato la necessità di investire per adeguare il sistema idrico ai cambiamenti climatici e recuperare il gap infrastrutturale accumulato negli anni. Il Festival è l’occasione per lanciare alcuni messaggi chiave».

Quali sono?

«Li sintetizzerei in tre temi centrali. Prima di tutto investire. Dobbiamo fare investimenti significativi per rendere i nostri sistemi resilienti ai cambiamenti climatici. In particolare, ci sono due aspetti che richiedono interventi urgenti: le elevate perdite di rete in alcune aree del Paese e il fatto che non tutte le regioni sono in regola con la depurazione delle acque, tanto che l’Italia è in procedura d’infrazione con l’Unione Europea. È fondamentale intervenire per colmare questo gap infrastrutturale»

Qual è la situazione attuale degli investimenti nel settore?

«Dal 2012 a oggi, gli investimenti sono aumentati del 227 per cento grazie alle regole e certezze fornite da Arera. Siamo passati da circa 1 miliardo di euro investiti nel 2012 a circa 4 miliardi all’anno. Attualmente, l’investimento pro capite è di circa 70 euro all’anno, rispetto agli 82 euro della media europea e ai 100 euro del Nord Europa, che è anche il nostro obiettivo. A questi investimenti finanziati dalle tariffe, si sono aggiunti circa 2 miliardi all’anno provenienti dal Pnrr e da altri fondi europei. Ecco, noi vorremmo mantenere questo livello di investimenti anche negli anni successivi al 2026, ma è impensabile che tutto gravi solo sulla tariffa. Chiediamo al governo di riconoscere l’importanza di questi interventi e di contribuire con investimenti propri, fermo restando che le tariffe idriche italiane sono tra le più basse in Europa. Un altro tema centrale è l’innovazione tecnologica».

Come può migliorare il servizio idrico?

«Le tecnologie digitali possono dare un grande contributo al servizio idrico integrato. Le imprese di Utilitalia sono fortemente impegnate nell’installazione di contatori elettronici e nel controllo ottimizzato delle reti e degli impianti, anche per ridurre le perdite di rete. La rivoluzione digitale è una componente essenziale del nostro futuro».

Terzo tema al centro del Festival dell’Acqua?

«L’industrializzazione del servizio. Gli studi dimostrano che dove c’è un gestore industriale, capace di fare efficienza ed economie di scala, la qualità del servizio e il livello di investimenti sono maggiori. Attualmente, l’investimento pro capite di 70 euro è una media nazionale, ma se guardiamo alle gestioni comunali in economia, che interessano ancora 1.519 Comuni e 8 milioni di cittadini, si continuano a investire mediamente solo 8 euro l’anno ad abitante. È fondamentale potenziare l’industrializzazione per garantire un servizio di qualità».

Utilitalia è la federazione che riunisce le imprese dei servizi pubblici dell’acqua, dell’ambiente, dell’energia elettrica e del gas in Italia, rappresentandole presso le istituzioni nazionali ed europee. Mette il suo patrimonio di competenze a disposizione delle associate, delle amministrazioni e dello sviluppo del Paese con l’obiettivo di promuovere le migliori pratiche, gli investimenti, la formazione e l’innovazione nelle imprese dei servizi pubblici. Le circa 400 imprese associate a Utilitalia forniscono oggi servizi idrici a circa l’80% della popolazione, servizi ambientali a circa il 55%, di distribuzione gas al 27% e servizi di energia elettrica al 10%, con un valore della produzione pari a 38,5 miliardi di euro e 100mila occupati.

La federazione ogni due anni organizza il Festival dell’Acqua, che si sta svolgendo a Firenze. Un’occasione importante per gli addetti ai lavori, ma che coinvolge anche la città con intrattenimenti ed eventi artistici e culturali, per approfondire il tema sotto varie angolature. Un appuntamento da non perdere è per esempio quello con l’allestimento multimediale dedicato a Sergio Staino, artista amatissimo a Firenze e in Toscana, scomparso nell’ottobre 2023, che ha lasciato un archivio ricchissimo di opere, quali le due case dell’acqua che l’artista realizzò con Publiacqua e che si trovano ancora a Firenze nel Parco San Donato, a Novoli, e nei giardini di via del Mezzetta, a Coverciano.

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Un ruolo da protagonista. E’ quello di Publiacqua all’interno del Festival dell’Acqua. Parliamo con il presidente della società, Nicola Perini, di programmi, obiettivi e sfide che ci attendono nei prossimi anni.

Presidente Perini, qual è l’importanza del Festival nazionale a Firenze?

«Ospitare in Toscana il Festival dell’Acqua è particolarmente importante oggi, perché ci dà la possibilità di approfondire il tema della gestione del servizio idrico a 30 anni dalla legge Galli, che ha dato al settore la forma e l’assetto che conosciamo oggi; la presenza di ospiti e relatori qualificati ci permetterà di mettere a confronto esperienze diverse provenienti da tutta Italia».

Qual è l’esperienza toscana?

«Le nostre aziende nascono, all’inizio degli anni 2000, quando la Regione decise di avere aziende ‘monoservizio’, ovvero acqua, rifiuti, energia. A parte Gaia Spa, le altre aziende scelsero la gestione mista pubblico-privato. Oggi i territori hanno riacquisito la volontà di recuperare il protagonismo del pubblico nella gestione, qualcuno ritenendo plausibile il rapporto con un soggetto privato, altri prediligendo la dimensione totalmente pubblica. L’obiettivo collettivo deve essere quello di offrire la massima efficienza, ma guardando i processi con gli occhi del cittadino».

In tutta Italia i modelli di gestione sono diversi...

«Le aziende toscane sono un’eccellenza nazionale e si confronteranno con la storia e le prospettive di altre eccellenze con caratteristiche diverse: chi quotata in Borsa, chi interamente pubblica. L’esempio toscano sarà al centro del convegno di giovedì 26, l’occasione per provare a consolidare un disegno collettivo regionale pur sempre nel rispetto delle scelte dei territori. Un modello che tenga in armonia la dimensione, essenziale per le economie di scala e per i processi di solidarietà, e la relazione territoriale, indispensabile per tenere l’azienda vicina ai Comuni e ai cittadini. Il modello dovrà favorire la crescita collettiva della Toscana affinché nessun territorio rimanga indietro».

L’acqua pubblica sarà uno dei temi al centro del dibattito?

«Il valore della risorsa è centrale e, avendo questo elemento valoriale, insieme ai cittadini non vogliamo che l’acqua sia mercificata. Ciononostante il servizio idrico deve far parte di un sistema industriale. Un sistema che in Toscana occupa 2.500 addetti, con circa 650 milioni di costi all’anno e investimenti per 400. Ed è un’industria che affronta temi complessi, determinati anche dalla crescita della cultura ambientale e dalla necessità di far fronte ai cambiamenti climatici».

Quale sarà la strada da percorrere per i prossimi 20 anni?

«La prospettiva che auspico richiede processi di trasformazione. Pur mantenendo le prerogative e le responsabilità del servizio atteso, che si traducono nella modernizzazione delle reti, nel miglioramento ed ampliamento dei processi di depurazione, nella gestione dei cambiamenti climatici e nella valorizzazione del riuso dell’acqua, dobbiamo consentire alla parte pubblica locale un recupero di potestà nei processi gestionali delle aziende, che devono assumere velocemente i principi della responsabilità sociale delle imprese, per poi affrontare i processi necessari anche della responsabilità civile».

Una sfida e un ruolo importanti.

«Sì, Dobbiamo diventare strumenti di promozione dei valori di quella ‘economia civile’ al centro del processo che terrà in armonia i tre pilastri della sostenibilità: sociale, ambientale ed economica. La dimensione pubblica locale garante e promotrice di una nuova alleanza tra sistema produttivo, forze sociali e collettività. Alleanza che dovrà disegnare i nuovi obiettivi per le Imprese di gestione, fatti anche di crescita economica ma, parimenti, fatti di beni relazionali, sociali e culturali. Un nuovo insieme di valori che potranno costituire il bene comune atteso».

Publiacqua Spa è affidataria dal 2002 della gestione del servizio idrico in un territorio che interessa quattro province: Firenze, Prato, Pistoia e Arezzo. Nei 46 comuni serviti abita un terzo della popolazione regionale, per un totale di circa 1.305.000 abitanti, e sono localizzate le principali attività economiche della Toscana. Publiacqua si occupa della captazione, trattamento, convogliamento e distribuzione di acqua potabile, collettamento delle acque reflue e della loro depurazione. Gli abitanti serviti dal servizio acquedotto superano il 95%, mentre il servizio fognatura e il servizio depurazione coprono rispettivamente l’87,9% e l’84,7% della popolazione totale. Le utenze complessive ammontano a quasi 410mila. Publiacqua gestisce quasi 7.000 chilometri di rete idrica e 3.900 chilometri di rete fognaria. Dal 2002 ha investito quasi 1,6 miliardi per rinnovare il sistema acquedottistico e per portarlo ad un livello di efficienza europeo. Investimenti che hanno riguardato acquedotto, fognatura e depurazione, con un grosso salto in avanti fatto negli ultimi anni proprio su quest’ultimo fronte, con il preciso obiettivo di rispondere ai parametri di qualità imposti dalla UE ma anche di una sempre maggiore tutela dell’ambiente».