Keil Space: le sue profondità raccontate dallo storico dell'arte Rolando Bellini

Lo storico di arte rinascimentale trova punti di contatto tra Leonardo e le Arti Avanzate di Sam Keil

Da Leonardo a Sam Keil “Sabre” è il cimelio di un futuro remoto

Critico e professore di storia dell'arte, graphic art, estetica ed arte museologia presso l'Accademia delle Belle Arti di Brera, Rolando Bellini è noto per la sua vasta conoscenza e passione per l’arte rinascimentale. Con più di 50 anni di attività alle spalle, è uno dei maggiori studiosi italiani di Michelangelo e Leonardo. Tra le pubblicazioni e i contributi critici, ricordiamo la straordinaria indagine accademica del “Ritratto di Lecco”, che ha portato nel 2022, dopo un intero anno di studio approfondito, all’attribuzione dell’opera a Leonardo Da Vinci.

Il Prof. Bellini ha recentemente visitato lo spazio artistico di Samantha Keil, dedicato all’Arte Avanzata e alle sue applicazioni, proponendo considerazioni frutto di uno sguardo approfondito sull’artista inglese. Entriamo nelle profondità sotterranee di Keil Space attraverso l’occhio critico di Bellini, che getta nuova luce su interessanti collegamenti tra Rinascimento e Arte Avanzata.

Accompagnati dal Prof. Bellini, varchiamo l’entrata dello spazio ipogeo. Il design del luogo neutralizza, pur rispettando le dimensioni, le forme che lo abitano, e ci permette di entrare in una dimensione altra, liberatoria e suggestiva, lasciando alle spalle il mondo esterno. Accolti da suoni e profumi travolgenti, la sensazione è quella di essere entrati nella culla di un futuro remoto: uno scenario moderno ci introduce in “un’antica caverna abitata da uomini primevi” dice Bellini, che, fatto il suo ingresso nella sala colonnata, da subito riconosce la capacità del luogo di aiutare a mettere a fuoco l’ambiente circostante con lo stupore di cui parlava Nietzsche.

Il filosofo diceva: "Se non provi stupore non è un incontro vero.” Lo spazio dà questa possibilità; sin dai primi istanti lo storico nota, dal punto di vista percettivo, un cambio di registro, di paradigma, rispetto agli spazi espositivi a cui siamo abituati.

L’ipnotica musicalità delle forme di “Lovers”

Nella Prima Generazione di Bronzi, dando forma ai suoi decennali studi sull’anatomia e sul movimento, Sam Keil cristallizza vortici vivi e dinamici, alternando solchi, rilievi, pieni e vuoti, che generano chiaroscuri frammentati, fatti di frequenti e improvvisi passaggi dalla luce all'ombra. Bellini si sofferma su una scultura in particolare, “Lovers”, l’unica posta fuori dalla scaffalatura per precise ragioni, anche percettive. Il particolare modo di esporre l'opera è un invito ad osservarla in una certa maniera, in questo caso ruotandoci attorno. Il fine è quello di mettere in evidenza la struttura a spirale, che dà un ritmo proporzionale, una cadenza di movimenti che sono plastici e musicali. C'è un'anatomia allusa, non esplicitata, ma trasfigurata.

È questo tentativo di far vedere la forma umana che si propone anche contestualmente come altro da sé, in una rotazione dei corpi, una danza. Bellini fa una prima associazione, ricordando la struttura a spirale del “Ratto delle Sabine” di Giambologna, una delle sculture che popolano la Loggia dei Lanzi in Piazza della Signoria a Firenze, specificando di che termini si avvale il suo paragone:

“Pur con le dovute differenze, quello che rimane, ed è certo, è la forma di per sé, cioè la sua essenza essente. E questa forma dice molto, e racconta di queste cadenze plastiche e volumetriche, di pieni e di vuoti, di questa rotazione musicale. E quindi una ricerca che si apre verso altro, verso diversi mondi; c'è anche un'attenzione alla compenetrazione di volumi, e nel dettaglio, la membratura della forma è realizzata come se fossero delle nervature che si intrecciano. Con questa splendida, elegante rotazione dei corpi, dove vuoto e pieno sono complementari, l’armonia delle proporzioni è dettata da una doppia simmetria interna che ipnotizza l’occhio. È un lavoro che probabilmente ha avuto un ciclo, ma che continua a essere capace di generare nuove possibilità e potenzialità, perché è un discorso aperto.”

Da Leonardo a Sam Keil: “Sabre” è il cimelio di un futuro remoto

Sembra esserci stato, se mettiamo a confronto la Prima con la Seconda Generazione di Bronzi, una transizione, un passaggio tra una forma più anatomica, più vicina alla percezione della realtà sensibile, a una forma più geometrica, matematica. “Sabre” è la conclusione a cui l’artista è arrivata dopo decenni di studi sui campi della prospettiva e la multidimensionalità. Con un’attenzione particolare alle applicazioni pratiche di teorie sui campi energetici e sulla luce, Sam Keil è riuscita a creare un nuovo livello di purezza formativa, un lavoro che traduce la plasticità delle figure in informazioni visive di altissimo impatto comunicativo. Con la sua tecnica, l’artista è riuscita a “scolpire la luce”. Durante la visita alla Seconda Generazione di Bronzi, il Prof. Bellini ha avuto la possibilità di consultare il quaderno che l’artista ha usato per gli studi analitici che motivano la struttura. Meravigliato da queste pagine, fa un’ulteriore osservazione che connette il lavoro della Keil con la multidisciplinarietà tipica di artisti rinascimentali come Leonardo, che della sintesi armoniosa tra scienza e trasporto emotivo faceva la chiave della sua arte.

Quando parla della luna, Leonardo è uno dei pochi a capire che è un grande specchio solato. Ma come arriva a questa conclusione senza gli strumenti che permettevano di dimostrarlo? Ci arriva come i greci e i Socratici, cioè attraverso la speculazione. In un tempo in cui ci si atteneva alla realtà sperimentabile, misurabile e verificabile, il suo sforzo è quello di abbandonarsi all'emozione, all'invenzione.

È una sfida, nei confronti delle nostre barriere emotive e conoscitive, che sono molto spesso frutto di una prefigurazione, di pregiudizi, di forme e di addestramenti condizionanti. Invece nei confronti dell'opera d'Arte bisogna affrontarla senza filtri, senza atteggiamenti aprioristici e cercare di capire quello che è per come si propone. Leonardo però non si abbandona completamente alle emozioni, ma è in grado di bilanciare il trasporto emotivo con la razionalità geometrica. Per spiegare al meglio il risultato di questa sintesi armoniosa, il Prof Bellini ci racconta un aneddoto a lui trasmesso dal suo maestro Roberto Salvini, storico dell’arte italiano:

“Quando, durante la ritirata dei Nazisti, il fronte di fuoco raggiunge Firenze, l'ordine era di far saltare tutti i ponti per rallentare l’avanzata. Tra questi c'è quello di Santa Trinita. Le arcate del ponte sono curve catenarie, realizzate da un seguace di Michelangelo, su disegno dello stesso Michelangelo. Le prime mine non l'hanno fatto saltare. Hanno dovuto ricaricare di nuovo, con molto più materiale, e l'hanno fatto esplodere di nuovo. Questo per dire: ogni opera che, oltre all’idea e all’emozione, possiede una struttura geometrica, ragionata, costruita secondo una sofisticata elaborazione che tiene conto delle forze, ha una vitalità, una resistenza straordinaria. Così dicasi per Sabre di Sam Keil, che è costruita con la stessa logica. La cosa singolare è che questa elaborazione matematica, che ho sbirciato nel quaderno, ma vorrei studiare analiticamente, riecheggia in qualche modo le complesse articolazioni geometrico-strutturali di Leonardo. Leonardo non rappresenta volto e forma che non sia figlia di un costrutto geometrico, proprio come Sabre. E c'è una precisa ragione per questo, e così con questo caso, a mio avviso.”

In “Sabre”, lo storico ci vede anche un’antica cinquedea. Ne ricorda una, particolarmente significativa per la storia dell’arte fiorentina, frutto di un’invenzione di Benvenuto Cellini, che si rifà volontariamente al modello dato da Botticelli nella Primavera.

La Primavera di Botticelli  è un quadro ricco di misteri, di contenuti, di segreti. Nel mezzo di questo tripudio di fiori, danzano delle figure femminili, ritmando una musica ben precisa. Al centro c'è il ritratto di Simonetta Vespucci, che avanza con questo abito nuziale coperto di tralci fioriti, una delle rappresentazioni del "brand" botticelliano. Tutto questo si accompagna alla figura di Mercurio, che mostra le spalle a questa rappresentazione così ricca.

Bellini riflette:

“Questo Mercurio è l'enigma. Che ci fa? Perché mostra le spalle? Perché colpisce il cielo con il suo simbolo e porta la cinquedea? Ed è vestito all'antica, si dice, all'eroica. Che cos'è? È la testimonianza evidente di ciò che non si dovrebbe vedere ma che viene rivelato dal pittore. Questa figura, al di fuori dal ritmo interno della composizione, ci dà un messaggio chiaro, e ci dice che questo è un quadro alchemico. La rappresentazione di una cinquedea in Sabre di Sam Keil è un evidente richiamo ai miti e alle leggende di tante culture. Se io torno al mondo Egizio, da cui molta parte di tutto questo ha origine, io so che le fasi lunari si rappresentano come falci, come lame, e così le eclissi solari. C'è tutta questa cosmogonia leggibile che al tempo veniva interpretata mitopoieticamente, ma con ragione, per giustificare qualcosa di ben preciso. E la lancia di luce che colpisce rivela ma divide, separa, taglia il bene dal male, via dicendo. È un classico, è un assoluto, ritorna anche nella Bibbia o in tante altre religioni come, per esempio, si fa con il viaggio di Gilgamesh. Sono narrazioni straordinarie che condensano, che trasformano in poesia, quindi, in un testo che riesce a essere una memoria storica e a migrare di tempo in tempo come succede con l'Iliade, dove c'è una voce narrante che qualifica, sceglie, ristruttura e trasmette un sapere, un'esperienza vissuta, un fatto vero della storia.”

L’interessante spunto del Prof. Bellini ci aiuta a capire che l'umanità si è interrogata sulle proprie origini e sulle origini del cosmo, sempre e in ogni latitudine. E lo ha fatto anche e soprattutto con l’arte. Una volta si presumeva che ci fossero delle parti di mondo dove questo non accadeva, ma è falso come hanno dimostrato i monoliti di Göbekli Tepe, la cultura di Giava o le sculture Nok in Africa, l'Africa più profonda e non conosciuta, dove affiorano testimonianze straordinarie di questo.

Questa scelta plastica dell'artista vuole in qualche modo racchiudere queste vicende, dare senso a una forma costruita matematicamente, secondo delle ragioni che sono forze, calcoli matematici. Le stesse ragioni che governano il Cosmo, cioè un mondo ordinato ma immenso. Probabilmente lo sforzo di Sam Keil con i bronzi di Seconda Generazione è proprio quello di dare un altro senso alla scultura, rompendo i vincoli del vuoto e del pieno, dello spazio e del tempo, che solitamente hanno disciplinato tanta parte della storia della scultura. “Sabre” rappresenta un ponte tra civilizzazioni antiche, presenti e future, un richiamo ad una conoscenza ormai persa, che l’artista intende riportare all’attenzione dei contemporanei secondo linguaggi autenticamente nuovi.

I lavori di Nuova Generazione: l’occhio magico di una tecnologia avanzata

La terza stazione di questo viaggio, “un viaggio iniziatico ovviamente” dice Bellini, è l'occhio magico di una tecnologia avanzata, che rileva il tutto nella singola parte, la visione cosmica dell’infinità materica. Come fossimo spettatori di un’incantevole genesi galattica, il sodalizio tra arte, scienza e tecnologia ci rivela un universo di forme e possibili presenze.

Nei lavori di Nuova Generazione c'è quello che la Gestalt dice essere la “libera interpretazione percettiva” : finché non metti a fuoco e identifichi, c'è un processo cognitivo in atto che continua a riverberarsi e a rinnovarsi. In altre parole, quando percepiamo qualcosa, specie nel caso di arte non figurativa come quella visibile nella Stanza Multisensoriale, la nostra mente ha la tendenza a organizzare gli elementi in un modo che ha senso per noi, basandoci sulle nostre esperienze passate, sul contesto attuale e su altri fattori individuali. Ogni osservatore che si trova di fronte a tali sollecitazioni dà avvio a una serie di interpretazioni soggettive, in una sorta di meccanismo inconscio della proiezione, nel quale il soggetto interpreta uno stimolo ambiguo con un prodotto della sua fantasia; ciascuno vede forme e figure che rispecchiano il proprio io. Rolando Bellini ce la spiega così: “potrebbero essere i neuroni che combattono tra di loro e uno dice: 'Ma che è?' L'altro ti risponde: 'Io lo so.' 'E allora dillo!' Però, finché non arrivi alla effettiva risposta, il processo non si ferma. Quando finalmente hai la soluzione, c'è un effetto cut-down che taglia e chiude l'esperienza cognitiva.”

I lavori di Nuova Generazione si presentano come un dialogo aperto con l’osservatore, stimolano la creatività, l’immaginazione e le associazioni personali di chi le contempla. Osservato e osservatore si fondono, quest’ultimo accetta il “patto” comunicativo dell’artista che invita ad abbandonare ogni identità personale per lasciarsi andare al mare cosmico di “Lovers”, in cui la Prima Generazione di Bronzi trova, con l’uso consapevole di una tecnologia avanzata, una nuova, travolgente estetica. Veniamo informati del fatto che molti dei visitatori della Stanza Multisensoriale di Keil Space hanno avuto reazioni simili, dicendo di essere passati da uno stato emotivo inizialmente un po' smarrito a un senso di abbandono, di contemplazione serena. Scienze cognitive ed estetica si incontrano, generando effetti di “rinascita” o di “risveglio”, come descrivono le testimonianze di alcuni visitatori.

Vedere il mondo con gli occhi dell’artista

Una delle cose più belle e sorprendenti di Leonardo la dice un'opera che si trova agli Uffizi, e che è inconclusa, l’Adorazione dei Magi .

L’opera ha subito una processualità ideativa e poi rappresentativa intensa. C'è un repertorio di disegni straordinari che accompagna tutto questo rivolgimento concettuale, formale ed emotivo, sentimentale addirittura, dell'artista. Leonardo vuole tradurre l'Adorazione dei Magi in una rappresentazione simbolica della vita del mondo, di tutto l'universo conosciuto, ovviamente con le sue problematicità. Il Prof. Bellini trova lo stesso sforzo a Keil Space, ovvero una ricerca in essere di un qualcosa che va oltre i limiti dell'ordinario vedere, e dell'ordinario sentire. Così come in Leonardo succede anche con Sam Keil, naturalmente con accenti, modalità, declinazioni e slanci totalmente diversi.

Perciò qui succede un po’ quello che vive Goethe quando racconta di essere uscito dallo studio di un artista, e di vedere il mondo con gli occhi di questo artista. In questo viene in aiuto la tecnologia avanzata usata; un tuffo in una visione che non ha precedenti, che non ha riscontri e quindi è una dichiarazione di voler andare oltre un limite, oltre una linea di confine. Ma confine di cosa? Secondo lo storico Bellini, si tratta di oltrepassare il confine del sistema dell’arte attuale, un mercato governato da élite culturali egemoni, che, surfando l’onda delle tendenze più attuali, mutano lo statuto dell’arte che, una volta addomesticate le masse di consumatori, diventa nient’altro che ciò che quante più persone possibili definiscono tale. Evitando generalizzazioni di ogni tipo, sembrerebbe che in alcuni casi l’arte contemporanea, la stessa che con grande sforzo originario ha desiderato liberarsi dalle catene di un’arte legata all’estetica canonica e a valori occidentali e conservatori, anziché sconfinare in una libera espressione creativa, abbia nel tempo creato attorno a sé altre catene. Catene che hanno reso l’arte, oggi più che mai, sinonimo di esclusività e asservimento totale al profitto. Con Keil Space, ci sembra di andare nella direzione opposta.

Tornare a capire

Il messaggio di Sam Keil, secondo Bellini, è: “tornare a capire”. L'Arte ci mette costantemente in crisi, cambia il senso delle cose, dell'estetica, addirittura del bene e del male. Ciò che prima poteva sembrare insopportabile e oscena diventa improvvisamente più che accettabile e facilmente acquisibile e percepibile. Questo è l'arte, la trasfigurazione del mondo. Con tutti i benefici che ne comporta, ci sono anche pericoli in questo, lo stesso pericolo della parola. Sia Foucault che Lacan dicono che la parola esercita un potere e può trasfigurare la realtà sensibile. A proposito di questo, il critico dice: “qui colgo invece un tentativo non di trasfigurare, ma di tornare a capire, nella sua profondità, il mondo sensibile, il mondo naturale. Più lo conosci, più lo comprendi e più lo rispetti. Questa è la differenza. Non è un atto di imposizione.”

Oggi l'arte dice che ogni esperienza umana può essere, non è detto che sia, ma può essere un'esperienza estetica.

“Mi dispiace per quelli che non lo capiscono, ma dire un'esperienza estetica vuol dire un'esperienza etica perché l'estetica è di per sé etica. E questo fa la differenza. L'arte consapevole di questo la percepisci immediatamente perché di per sé, nella propria grammatica trasformazionale generativa, direbbe Chomsky, ha questa etica, che è estetica. Altrimenti non c'è arte. Bisogna iniziare ad avere il coraggio di dire che, quando non c'è arte, non c'è arte. In questo caso c'è. Almeno è questo è quello che ho percepito.”

Una provocazione intrigante

Nella città di Firenze, sempre ammantata nel pesante mantello del cosiddetto Rinascimento, diventato recupero di un antico, ora glorificato e trasfigurato in altro da sé, Keil Space “può essere una provocazione molto intrigante” sostiene lo storico, argomentando:

“Per quel che mi consta non c'è esperienza così a Firenze. Ci sono stati nella storia dell'arte altri artisti che hanno fatto questo, che hanno tentato queste avventure percettive diverse. Però nella fattispecie questa particolare proposta multisensoriale, con un’articolazione spaziale costruita all'unisono della stessa sostanza delle opere, che lo rende non uno spazio involucrante, ma un dialogo aperto e pulsante, questo credo sia abbastanza inedito, per Firenze senz'altro. Sulla frontiera dell'arte contemporanea fiorentina, che è sempre insofferente, è un atto coraggioso. Ma credo sia venuto il tempo di perseverare, di insistere con queste operazioni. Perché ormai c'è un clima generale, una certa condizione che riguarda tanta parte dell'arte contemporanea, c'è una deriva che porta all'oggettistica, una sorta di bricolage dell'arte. Più io riesco a infiltrare nel mondo dell'arte una non-arte, più posso manipolarla e renderla servitù di altro. Qui si vive un'altra situazione, si percepisce molto bene un'altra intenzione, ovvero quella di prendere proprio le distanze da tutta questa manipolazione.”

Il critico e storico dell’arte Rolando Bellini si dice contento di aver conosciuto Keil Space e volenteroso di approfondire lo studio della processualità creativa di Sam Keil, affermando che l'artista ha una propria ragion d'essere, una propria vitalità, e la sua stella polare da seguire. Invitando l’artista a perseguire la sua rotta e i suoi obiettivi, conclude la nostra chiacchierata così:

“L’arte, dice un signore russo particolare, Jurij Michajlovič Lotman, è la sfida più alta a cui si può attendere. E Keil Space mi sembra la dimostrazione.”

Keil Space è accessibile a chiunque. Per poter visitare il primo spazio di Arte Avanzata del 21° secolo, è necessario prenotare un appuntamento attraverso il sito .

Il percorso di fruizione delle opere prevede un’esperienza multisensoriale e immersiva; per questo la visita è esclusivamente individuale.