FIRENZE – Negli ultimi 25 anni il servizio idrico integrato in Toscana ha subito una profonda trasformazione, passando da oltre 200 gestori alla fine degli anni Novanta agli attuali sette operatori regionali. Questi gestori, dall’inizio delle concessioni, hanno realizzato investimenti complessivi superiori a 4 miliardi di euro. Nel 1999, anno d’avvio delle concessioni, gli investimenti ammontavano a 128 milioni, cifra cresciuta progressivamente fino a 350 milioni nel 2022, secondo i dati forniti da Arpat.
La rete acquedottistica è stata ampliata da 29mila a quasi 35mila chilometri, mentre la rete fognaria è passata da 11.400 a oltre 14mila chilometri. Anche il numero di addetti è cresciuto: nel 2011 se ne contavano 2.538, mentre oggi sono oltre 3mila, includendo le partecipate e le società di scopo. Questi dati sono stati diffusi durante il convegno “Il servizio idrico in Toscana: un bilancio dei primi 25 anni, le sfide del futuro, i progetti di innovazione e sostenibilità dei gestori”, organizzato da Confservizi Cispel Toscana con il contributo delle aziende associate del settore acqua (Acque, Acquedotto del Fiora, Asa, Gaia, Gida, Nuove Acque, Publiacqua).
L’evento, moderato dalla capocronista de La Nazione di Firenze Erika Pontini, si è tenuto alla Fortezza da Basso a Firenze, nell’ambito del Festival dell’Acqua, promosso da Utilitalia. «Il settore del servizio idrico integrato sta vivendo una fase delicata, con la scadenza delle concessioni dopo 25 anni di gestione. Oggi è un’occasione importante per riflettere su come strutturare i prossimi 20 anni, che dovranno essere caratterizzati da una forte capacità di visione da parte di tutti gli attori del settore», ha dichiarato Nicola Perini, presidente di Publiacqua e di Confservizi Cispel Toscana, sottolineando che «quella dell’acqua in Toscana è oggi un’industria solida».
«Le aziende – ha aggiunto – hanno saputo fare gli investimenti necessari per soddisfare le esigenze dei cittadini, ma le sfide non sono finite. Dobbiamo affrontare i processi di adattamento ai cambiamenti climatici, modernizzare le reti, migliorare e ampliare i processi di depurazione, valorizzare il riuso dell’acqua e digitalizzare i processi. Tutto questo con l’obiettivo di offrire un servizio sempre più performante alla collettività toscana, che rimane il nostro obiettivo primario».
Resta l’incertezza su quella che sarà la seconda vita dell’acqua in Toscana. Durante il confronto, i diversi gestori hanno avanzato ipotesi differenti rispetto al modello futuro per la gestione del servizio idrico, quali l’introduzione di una tariffa unica regionale e la creazione di un’azienda pubblica con socio privato, dove il 51% resterebbe in mano pubblica, in linea con il progetto di Multiutility.
Praticabile, secondo Andrea Guerrini, componente del collegio Arera, la strada dell’affidamento delle concessioni ad un unico gestore, a patto che ci sia l’accordo di tutti gli attuali operatori. La legge nazionale prevede infatti l’affidamento al primo gestore a cui scade la concessione, con successivi subentri progressivi degli altri man mano che le loro concessioni giungono a scadenza.
«Oggi – ha spiegato Roberto Renai, coordinatore acqua di Confservizi Cispel Toscana – diamo vita ad un forte coordinamento tra noi, anche per portare tutti i territori allo stesso livello industriale e ottenere maggiore equità tariffaria, contando sul fondamentale ruolo delle istituzioni e con il pieno coinvolgimento della cittadinanza. Un impegno che unisce tutte le aziende toscane con al centro i bisogni della popolazione, la tutela della risorsa e la qualità del servizio».
Vezzosi Guglielmo: FIRENZE – «Dopo uno stallo che durava dal 2019 abbiamo ripreso, su impulso del viceministro Gava, il lavoro tecnico con il ministero delle Politiche Agricole, Ispra e Iss, per quanto riguarda la revisione e l’aggiornamento del decreto sull’utilizzo dei fanghi di depurazione in agricoltura, lavoro che intendiamo portare a termine quanto prima in linea con la strategia nazionale per l’economia circolare, riforma abilitante del Pnrr». Lo ha annunciato al Festival dell’Acqua Laura D’Aprile, capo dipartimento sviluppo sostenibile del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, nel corso del convegno «Prospettive e gestione dei fanghi di depurazione». Un decreto, ha spiegato, che si concentrerà su tre elementi principali: il fosforo, una materia prima critica da sfruttare a pieno, la necessità di accorciare la catena di approvvigionamento dei fertilizzanti e il tema delle metodiche analitiche per gli idrocarburi, che va risolto con il supporto di Ispra e Snpa. «Accogliamo con soddisfazione questo annuncio – ha commentato il presidente di Utilitalia, Filippo Brandolini – in quanto il principale limite che stiamo riscontrando da anni rispetto a una corretta gestione dei fanghi di depurazione riguarda proprio una normativa ormai vetusta, che risale al 1992 e che necessita di un aggiornamento. È quanto mai necessaria una riforma che renda conto dei mutati scenari e dell’evoluzione tecnologica degli ultimi anni. La Federazione si rende sin da subito disponibile a condividere le competenze delle proprie imprese associate, a partire dallo studio sulla qualità dei fanghi del quale state fornite oggi alcune anticipazioni».