ILARIA ULIVELLI
Salute

Aree rurali senza dottori. La Regione ci mette una toppa: “Arrivano i medici a rotazione”

Dopo l’ultimo sos del sindaco di Sambuca Pistoiese l’assessore Bezzini chiude la contrattazione con i sindacati: “Già nelle prossime settimane saranno realizzati ambulatori con turni che copriranno le zone montane”

Medici di base, il piano della Regione

Medici di base, il piano della Regione

Firenze, 22 marzo 2025 – L’ultimo grido d’aiuto è arrivato dall’estrema propaggine pistoiese di Sambuca, mille e quattrocento anime con una scarpa in Toscana e una in Emilia-Romagna. Il sindaco Marco Breschi invita i dottori ad andare “lassù”: il paese da due anni non ha un medico di famiglia. Non l’unico. Le aree montane, rurali e delle isole sono quelle che maggiormente soffrono in questa momentanea carenza di medici che si protrarrà ancora per qualche anno quando poi la categoria potrebbe andare addirittura in sovrannumero: programmazione, questa sconosciuta, in Italia manca il Piano di programmazione sanitaria dal 2008, non c’è dunque da stupirsi.

Il fenomeno colpisce tutt’Italia e la Toscana non è da meno: se a livello nazionale mancano 5.500 medici di base e in numeri assoluti è la Lombardia a guidare la classifica delle carenze (con 1.525 medici di base in meno rispetto allo standard minimo), nella nostra regione ne mancano 345, stando ai dati formiti dalla Fondazione Gimbe di Nino Cartabellotta. Qui da noi ai medici di famiglia è stato più che consentito chiesto in ginocchio di prendersi sotto l’ala fino a 1.800 assistiti. C’è da resistere.

Assessore Bezzini, la Regione ha preso iniziative che consentono ai medici di guadagnare di più e di fare carriera se vanno a lavorare nelle zone rurali e mettere così un tappo alla falla delle carenze nelle zone rurali. Ma funziona?

“Siamo di fronte a una situazione molto seria, legata a una carenza di professionisti, che riguarda l’intero territorio nazionale e che impone importanti sforzi organizzativi, oltre che finanziari. Per la medicina generale in Toscana, prevediamo quote aggiuntive di remunerazione per lo svolgimento dell’attività assistenziale in zone e comuni identificati come disagiatissimi o disagiate. Uno strumento che abbiamo realizzato attraverso la contrattazione regionale con le sigle sindacali della medicina generale, proprio per rafforzare la volontà comune di garantire pari opportunità di accesso ai servizi sanitari”.

Questa carenza c’è anche negli ospedali, non solo nella medicina di famiglia...

“Sul fronte ospedaliero abbiamo avviato importanti progetti come i concorsi per giovani medici, una sperimentazione unica in Italia per rispondere alle loro aspettative attraverso benefit economici, percorsi di carriera e occasioni di professionalizzazione e formazione. Una misura che ha dato una prima risposta a questa criticità”.

Quali sono le zone dove si registrano maggiori problemi?

“È un fenomeno che accomuna le aree insulari, montane e rurali e centri abitati lontani dalle città”.

Perché c’è questa avversione ad allontanarsi?

“Mancano figure locali, è quindi necessario trovare professionisti disposti a trasferirsi. Servirebbe una vera strategia nazionale per rendere più attrattive le aree interne, nel frattempo nella nostra regione il presidente Giani ha messo in campo una risposta importante con il progetto della Toscana diffusa che abbraccia più ambiti tra cui la sanità”.

Avete in mente passi risolutivi?

“Sulla base delle esperienze e dei primi risultati conseguiti, replicheremo i concorsi per giovani medici dedicati alle aree meno attrattive. Ad esempio in queste ore, in accordo con le Asl e con i medici di medicina generale organizzati nelle Aggregazioni funzionali territoriali (Aft), stiamo costruendo soluzioni originali che consentiranno l’apertura degli ambulatori con medici a rotazione anche nelle zone che non ne hanno uno. Misura che nelle prossime settimane diventerà operativa in alcuni territori montani”.