Assistenza domiciliare, emergenza in Toscana: “Tutto il peso addosso alle famiglie”

Gonella del Consiglio dei cittadini per la salute della Regione: “Costi enormi e contributi quasi irrilevanti”. “Le cure a domicilio fra i problemi principali, considerando anche l’invecchiamento della popolazione”

Assistenza a casa, emergenza in Toscana

Assistenza a casa, emergenza in Toscana

Firenze, 20 aprile 2025 – Un’emergenza. Sociale e sanitaria. Un numero crescente di persone si trova ad affrontare la disabilità, la malattia, sostenuto dai familiari e dalle associazioni che si occupano di assistere e tutelare persone con bisogni speciali, dai disabili agli anziani ai pazienti cronici. Mancano fondi per sostenere queste famiglie, manca il personale per curare a casa queste persone, per fornire loro non la migliore delle assistenze, ma un’assistenza decorosa.

"La politica deve dare una risposta, se i fondi non ci sono vanno trovati”, incalza Barbara Gonella, presidente della sezione provinciale fiorentina dell’Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica (Aisla) e membro del consiglio dei cittadini per la salute della Regione Toscana. La Toscana, come tutto il Paese, sta affrontando una trasformazione demografica profonda: una popolazione sempre più anziana, spesso composta da pazienti cronici, polipatologici, che non vivono in buona salute gli ultimi quindici anni della loro vita. Difficoltà di accesso alle Rsa, cure a domicilio che per ora sono per pochi, l’odissea dei percorsi di riabilitazione e fisioterapia. E costi insostenibili che le famiglie devono affrontare per l’assistenza in una solitudine assordante: i contributi del welfare per la stragrande maggioranza dei cittadini sono irrilevanti. In questo quadro di crescente fragilità e invecchiamento della popolazione è indispensabile un’inversione di rotta. Stiamo rincorrendo l’emergenza con strumenti inadeguati.

Barbara Gonella, quali sono problemi e disservizi più frequenti segnalati dai cittadini toscani?

“Le cure a domicilio sono uno dei problemi principali che vengono portati in sede di consiglio dei cittadini da parte delle associazioni rappresentate che si occupano di assistere e tutelare persone con bisogni speciali, dai disabili agli anziani ai pazienti cronici”.

Cosa manca?

“A livello di assistenza domiciliare è molto carente l’offerta di ore settimanali, i familiari sono costretti a organizzare tutto da soli perché anche ai pazienti più gravi, come i malati di Sla, al massimo, se si attivano anche i servizi sociali l’assistenza è di due ore al giorno. E parliamo di malati che hanno bisogno 24 ore su 24. Ma questo vale anche per grandi anziani, persone allettate oppure che necessitano di macchinari di sostegno: per loro l’assistenza è una chimera. Questo è il problema più emergente e più urgente da risolvere”.

Pazienti e familiari si sentono abbandonati nella gestione quotidiana della malattia a casa...

“Purtroppo è così. E si caricano di costi enormi. C’è bisogno di personale per l’assistenza. La maggior parte dei malati riceve contributi molto miseri rispetto alle necessità più o meno importanti”.

Anche la riabilitazione è un problema: i tempi di accesso spesso non sono compatibili con i bisogni urgenti.

“Se il medico di famiglia segnala l’urgenza nella prescrizione, per la visita del fisiatra dell’Asl bisogna aspettare almeno un mese. Senza l’urgenza i tempi si dilatano anche oltre i due mesi. E questo è solo il primo passo. Perché la richiesta del fisiatra apre il percorso ma poi c’è l’attesa per l’attivazione del servizio: servono anche tre mesi. Dipende dalle risorse di personale e da quelle economiche”.

I percorsi riabilitativi vengono effettivamente completati o si interrompono per mancanza di risorse e continuità assistenziale?

“In generale finché la persona può andare in una struttura da ricoverato o da esterno i cicli una volta partiti si completano. Invece a domicilio si verifica il problema più grosso, perché si riduce a un intervento al mese del fisioterapista, poi viene demandato al caregiver di effettuare una serie di mobilizzazioni senza avere alcuna competenza in materia, con il rischio che faccia manovre sbagliate danneggiando anziché portare beneficio. Insomma, tutto è lasciato all’improvvisazione”.

I pazienti di Sla che l’associazione rappresenta sono tra i più gravi. Pur ricevendo il maggior contributo pubblico è totalmente insufficiente a coprire le necessità.

“L’ultimo aggiornamento del contributo risale al 2009. Ci si può pagare una badante a tempo pieno e poco più. Sul fronte della fisioterapia la scarsità di sedute richiede all’associazione di integrare a costi propri, con i nostri professionisti. Tra l’altro non tutti i fisiatri prescrivono lunghi cicli di fisioterapia, considerandola inutile in quanto la malattia progredisce. Le evidenze scientifiche diversamente la ritengono utile a conservare la muscolatura. Bisogna dire basta alla cultura dello scarto”.