Il miraggio della cura. “Per il mio cancro serve quel farmaco”. Ma costa una fortuna

Il Pluvicto aumenta l’aspettativa di vita dei pazienti colpiti alla prostata. La spesa totale per le sedute necessarie può superare i centomila euro. “Per ora niente rimborsi: è ancora in corso l’iter della negoziazione”

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Il principio che regola la terapia del Pluvicto si rifà alla medicina nucleare

Pistoia, 18 dicembre 2024 – Una vita col camice addosso a curar pazienti, poi l’età della pensione e poco dopo, sei anni fa, la diagnosi, che da medico trasforma lui stesso in paziente: cancro alla prostata. Inizia l’iter delle cure, con sedute di radio e chemioterapia.

Poi arrivano le metastasi. Diffuse. Tanto che quelle terapie, che svolge in parte in Toscana in parte allo Ieo di Milano, smettono di funzionare. Tanta sofferenza, più nessun beneficio. Per la sanità pubblica italiana, quella che cioè si carica sulle spalle le spese di cura, non c’è alternativa di terapia.

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La vicenda di un paziente pistoiese. Il Pluvicto è un medicinale che potrebbe migliorare la situazione. Ma le terapie costano una fortuna

Ma i medici che seguono lo stesso paziente pistoiese (che da persona conosciuta in città preferisce mantenere l’anonimato) una possibilità a lui la prospettano: si chiama Lutezio, nome commerciale Pluvicto (Novartis). Il principio che regola la terapia – in endovena, da effettuare in reparti di degenza costruiti ad hoc - si rifà, per ridurla a una sintesi di facile lettura, alla medicina nucleare.

Tradotto, la somministrazione non è banale per via della gestione della radioattività, così come non banale è il costo: tra i quindicimila e i ventimila euro circa a seduta. Ma di sedute ne servono da quattro a sei.

Una spesa enorme per essere affrontata con le sole forze del privato. Il nocciolo della questione, come spiega l’anonimo paziente 74enne, risiede in un fatto. Pur avendo superato gli studi del caso con la benedizione del New England Journal of Medicine, in pratica la bibbia mondiale dell’oncologia, il Pluvicto in Italia resta in fascia ‘C (nn)’, ovvero approvato ma non rimborsabile poiché è ancora in corso la fase di negoziazione tra casa farmaceutica e Agenzia del farmaco.

Diverso il destino negli Usa dove è disponibile sin dalla sua approvazione – e dove, va ricordato, la sanità è per intero a carico del privato cittadino – e in Europa, dove la situazione sembra essere a macchia di leopardo.

“L’iter di negoziazione del prezzo va avanti da un anno e mezzo, un tempo lunghissimo se comparato con la normale prassi e direi vergognoso – dice il paziente -. Da mesi parlano di uno sblocco di questo step, non ultimo l’annuncio che si possa arrivare a un accordo a febbraio. Poi in assenza di accordi, c’è la questione tempi: se dovessi fare terapia con Pluvictor adesso in Italia, le prime disponibilità andrebbero al 10-15 gennaio e totalmente a mio carico. Perché non è detto che neppure l’assicurazione possa coprire le spese”.

Non una manna caduta dal cielo il Pluvicto, non essendo risolutivo della malattia, ma comunque la prima speranza esistente per malati di cancro metastatico alla prostata: la sopravvivenza, dice il New England Jurnal of Medicine, si prolunga da un tempo di mesi fino a due anni. “Un’altra alternativa? Andare a Innsbruck per curarsi col Lutezio in tempi rapidissimi – conclude l’uomo -, pagare e poi tentare la strada del rimborso con l’assistenza transfrontaliera. Senza nessuna garanzia che i soldi tornino indietro”.

linda meoni