
Ortopedia, le persone scelgono di operarsi altrove
Firenze, 1 aprile 2025 – C’è un dato preoccupante. Un toscano su quattro va in altre regioni e, in particolare, in Emilia-Romagna, per gli interventi di ortopedia di alta specialità (soprattutto per protesi d’anca e ginocchio). Un fenomeno documentato dai dati Agenas (l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) che costa alla Toscana 70 milioni di euro, 85 compresa la riabilitazione (così nel 2023), e per il quale la giunta guidata dal governatore Eugenio Giani è stata costretta a dichiarare guerra con un investimento da otto milioni di euro, dei dieci complessivi impegnati a fine 2024, i due restanti per fare effettuare ai medici di famiglia ecografie ecc.
Ma cosa succede? Perché c’è un tasso così elevato di fughe dalla Toscana per gli interventi ortopedici? Cominciamo con il dire che il turismo sanitario è ormai una realtà consolidata nel nostro Paese, che si fugge principalmente dalle regioni del Sud per trovare una risposta ai problemi di salute e per l’alta specializzazione.
In questo caso la questione è un po’ diversa. La Toscana tra fughe e attrattività ha un saldo positivo che fa entrare nelle casse regionali circa 60 milioni all’anno (il dato è relativo al 2023). Per 33.900 pazienti toscani che se ne vanno in altre regioni e costano 210 milioni di euro di rimborsi, ne arrivano 45.000 per un incasso di circa 270 milioni.
Cresce l’attrazione della Toscana per l’otorinolaringoiatria che fa segnare un +8% di arrivi dalle altre regioni rispetto al 2022, per la cardiologia (+7%), per l’oncologia (+8,6%) e per la psichiatria (+11,7%). Il punto debole resta invece l’ortopedia, che si trascina dietro anche la riabilitazione, altra voce ad alto costo. Dalla Toscana 12.500 pazienti vanno a farsi operare in altre regioni, preferendo in larga maggioranza l’Emilia-Romagna (ben 7.800) seguita, a grande distanza, dalla Lombardia (1.100).
Perché? I tempi di attesa per interventi di alta specialità, come protesi d’anca e di ginocchio, sono troppo lunghi. Idem per le prime visite ortopediche, quelle con le quali si intercettano i pazienti da operare. Va da sé che davanti a tempi così lunghi i cittadini cerchino visite private e dal privato poi vengano indirizzati in cliniche private convenzionate. Bastano alcuni numeri a far balzare agli occhi la stortura: 1.694 pazienti toscani sono stati operati a Villa Laura, 1.183 a Villa Chiara, 856 alla Casa di cura del professor Nobili, 737 a Villa Erbosa, 587 all’ospedale pubblico Rizzoli, 464 a Villa Regina. Tutte strutture in Emilia-Romagna: in totale 12.500 se ne vanno a fronte 55.000 che vengono operati in Toscana, un dato, quest’ultimo, che comprende anche la traumatologia, ovvero gli interventi in urgenza che non possono essere trasferiti ad altre regioni. Si noti che in Toscana arrivano per lo stesso tipo di interventi 8.800 pazienti.
Veniamo al punto più dolente: si decide di andare via perché le attese sono più brevi (e non dovrebbero): una scelta comprensibile. Sinora per ogni cittadino che veniva operato fuori le Regioni spendevano molto di più che per un cittadino operato ’in casa’, anche perché la tariffa di rimborso era più alta. Proprio perché il turismo sanitario costa al sistema sanitario pubblico una balla di soldi, con il nuovo nomenclatore tariffario è stata introdotta la Tariffa unica convenzionale (Tuc). Se 12.500 toscani vanno in Emilia-Romagna per gli interventi ortopedici e dalle altre regioni ne arrivano qui 8.800 per lo stesso motivo, è evidente che qualcosa non torna.
Tra l’altro la Toscana, a traino, spende 13 milioni di riabilitazione funzionale post intervento fatta fuori regione, se gli interventi venissero fatti qui sarebbero altri soldi risparmiati. E’ per questa ragione che la Toscana ha dichiarato guerra al turismo ortopedico. E che ha investito 8 milioni di euro con cui ha intenzione di mettere in campo un’azione incisiva contro le fughe.
Dati alla mano, c’è l’intenzione di mettere a punto un accordo con l’Emilia-Romagna per stabilire tetti massimi delle prestazioni ortopediche erogabili. Sarà potenziata l’offerta ortopedica, a partire dall’aumento dell’attività ambulatoriale per intercettare la richiesta e in parallelo potenziare l’attività programmata delle sale operatorie. Per far ciò è necessario reclutare personale ortopedico, tra concorsi e liberi professionisti. Saranno potenziati anche i percorsi di riabilitazione post intervento (ora fortemente carenti). Infine alle strutture del privato convenzionato sarà aumentato il tetto degli interventi sia per i toscani sia per gli extra regione. E speriamo che la cura funzioni.