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Salute

Polmonite, nuovo metodo per valutare la gravità e migliorare le cure

Incoraggianti i risultati di uno studio condotto all’ospedale di Arezzo, che dimostra come una serie di trattamenti usati in modo integrato riescano ad evitare l’intubazione nell’80% dei casi, riducendo mortalità e tempi di ricovero

Da Arezzo un nuovo efficace metodo per trattare le polmoniti da Covid 19

Da Arezzo un nuovo efficace metodo per trattare le polmoniti da Covid 19

Arezzo, 26 febbraio 2025 – Evitare l’intubazione e ridurre la mortalità dei pazienti. Uno studio condotto nel reparto di Pneumologia dell’ospedale di Arezzo, sotto la guida del dottor Raffaele Scala, ha evidenziato un nuovo approccio per valutare la prognosi nei pazienti con polmonite. La ricerca, realizzata dalla biologa Laura Carrassa grazie a una borsa di studio finanziata dalla Fondazione Cesalpino e dal Calcit Arezzo, è stata pubblicata sulla rivista scientifica Pneumonia.

L'obiettivo dello studio è stato analizzare diversi indici di ossigenazione del sangue per migliorare la capacità di prevedere l’andamento della malattia. L’indagine ha coinvolto quasi 400 pazienti con polmonite da Covid-19, trattati con supporti respiratori non invasivi. I risultati dimostrano che questi trattamenti, se usati in modo integrato, hanno evitato l’intubazione nell’80% dei casi, riducendo significativamente la mortalità e i tempi di ricovero.

Fino ad oggi, la gravità della polmonite veniva stimata usando un unico indice di ossigenazione, spesso non del tutto accurato. La novità dello studio consiste nell’aver dimostrato che l’uso combinato di sei diversi parametri, ottenibili tramite un semplice prelievo arterioso, permette di valutare già nelle prime ore di trattamento se il paziente può continuare con la ventilazione non invasiva o se necessita di un’intubazione tempestiva e del trasferimento in terapia intensiva.

“Questa scoperta è importante non solo per il Covid-19, ma anche per le polmoniti di altra origine, che trattiamo frequentemente”, spiega il dottor Raffaele Scala, direttore dell’Unità di Pneumologia dell’ospedale di Arezzo. “Grazie a questi nuovi parametri, possiamo individuare più rapidamente i pazienti a rischio e scegliere il trattamento più efficace”.

Un contributo fondamentale è stato dato anche dalla dottoressa Stefania Arniani, del servizio di Epidemiologia della Asl Toscana Sud Est, che ha curato l’analisi statistica dei dati raccolti da Laura Carrassa. Il dottor Scala sottolinea inoltre come questa ricerca dimostri che, anche al di fuori delle università, si possa fare innovazione grazie alla collaborazione tra ospedale e azienda sanitaria.

Questa scoperta rappresenta dunque un bel passo avanti per la gestione delle polmoniti, dato che fornisce un nuovo strumento diagnostico in grado di migliorare l’approccio clinico e di ottimizzare le risorse sanitarie.