ELENA SACCHELLI
Cronaca

‘Alimentire’ di Arianna Savonof

In scena all’ex Vaccari uno spettacolo che si prende gioco dell’ossessione per la cucina gourmet .

In scena all’ex Vaccari uno spettacolo che si prende gioco dell’ossessione per la cucina gourmet .

In scena all’ex Vaccari uno spettacolo che si prende gioco dell’ossessione per la cucina gourmet .

Scrittrice, conduttrice e comica affermata, questa sera alle 21.15, Arianna Porcelli Savonof porterà in scena all’Opificio Calibratura dell’ex Vaccari, nell’ambito della rassegna teatrale Su il Sipario!, ‘Alimentire’. Uno spettacolo che prendendosi gioco dell’ossessione per la cucina gourmet, "vuole celebrare il vero valore del cibo, salvandolo dalla gente che lo cucina e spiegandolo a chi invece vuole mangiarlo senza farsi riempire le orecchie col nulla".

Dopo un’adolescenza vissuta con l’obiettivo, indotto, di far prevalere il senso del dovere alla creatività, se ne è andata dall’Italia per organizzare eventi a New York. Dopo 10 anni, Arianna Porcelli ha sentito la voglia di tornare e per diversi anni ha vissuto isolata nell’appennino emiliano, prima di ristabilirsi a Roma.

Arianna, come e quando è nata la voglia di affrontare il tema dell’alimentazione in uno spettacolo?

"Sicuramente dalla lettura del Dilemma dell’onnivoro di Michael Pollan, autore che riesce a parlare di aspetti molto tecnici con una naturalezza disarmante, ma anche dal fatto che da quando ho vissuto nell’appennino sono diventata un’appassionata ricercatrice del buon cibo rendendomi conto della gigantesca distanza che c’è tra chi produce il cibo e chi lo consuma. Mi sono detta, perché non provare a portare in scena le poche informazioni utili per avere un po’ di cultura in più su un argomento che riguarda tutti? Ovviamente ci sarà anche della, satira che parte dalla mia esperienza personale. Da piccola a casa mia si mangiavano soprattutto surgelati, dato che i miei genitori lavoravano e avevano poco tempo per cucinare".

Come scegli i temi da portare all’attenzione del pubblico?

"Non me lo sono mai chiesta per davvero. Direi però che devono coesistere attualità e riconoscibilità, ma deve esserci anche empatia. Spesso mi viene detto che nei miei spettacoli si ride mentre si viene offesi e in effetti è un po’ così. Ad esempio tutti a nostro modo possiamo essere brutte persone e questo è un tema di un mio spettacolo. Come lo è il fatto di difendere i propri gusti. I miei spettacolo vogliono da un lato stuzzicare e dall’altro portare a tenere la mente allenata, con uno sguardo cinico, dissacrante e perché no politicamente scorretto. Ci sarà sempre qualcuno che si sentirà offeso".

Quanto è importante per te il dissenso?

"Credo che bisognerebbe rivalutare questa parola, che ha spesso un’accezione negativa e viene associata a chi è contrario a prescindere. Io invece penso che sia la cartina tornasole di ogni conversazione pluralista".

Credi che in Italia si possa dissentire?

"In Italia direi che manca il dissenso e di fatti la satira non esiste praticamente più, se si intende quella di Luttazzi o Gaber. Crozza è quello che ci si avvicina di più oggi, ma ha conquistato autorevolezza. Trovo triste che possa dissentire solo chi è già qualcuno, perché invece la fame di dissenso tra il pubblico la percepisco".

Che consiglio daresti a un giovane creativo che come te sogna di intrattenere?

"Di andare via dall’Italia e poi ritornare, per me è stato molto utile. È la stessa cosa che accade quando ci si separa e si sente il bisogno di osservare le cose dall’esterno, da una prospettiva distaccata".

Elena Sacchelli