Sarzana, 12 dicembre 2018 - È una ventiseienne sarzanese una dei quattro dottorandi vincitori del programma internazionale “Innovation in Haptics Research”che prevede un finanziamento a studenti di dottorato che propongono progetti innovativi nel campo dell’aptica, la scienza che studia il senso del tatto. Il progetto a cui ha partecipato Gemma Carolina Bettelani si chiama Readable (Reliable ElectromAgnetic DynAmic BrailLE), e prevede la realizzazione di un dispositivo Braille dinamico e portatile per permettere la lettura ai non vedenti. Dottoranda al dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa, Gemma Carolina Bettelani svolge il suo lavoro al Centro di Ricerca dell’Università di Pisa “E. Piaggio”, che da anni vanta un gruppo di ricerca all’avanguardia sullo studio e la riproduzione del senso del tatto in dispositivi artificiali e nella realtà virtuale.
«Nel mondo ci sono 285 milioni di persone ipovedenti, di cui 39 milioni non vedenti – spiega Gemma Bettelani –. La qualità della loro vita dipende anche dall’avere accesso a contenuti testuali e grafici usando altri sensi, per esempio l’udito e il tatto. I dispositivi Braille meccanici fino ad ora prodotti spesso non hanno più di una riga, a causa degli alti costi di produzione. Sono dispositivi in grado di cambiare dinamicamente le lettere, ma non riescono a convogliare molta informazione per volta. Il mio progetto ambisce a superare queste limitazioni, creando una tavoletta a più righe, semplice e low cost, in cui i caratteri braille vengono attuati da un magnete che li fa andare su e giù ricevendo corrente. In questo modo è possibile cambiare le lettere braille in modo dinamico, e potenzialmente leggere su una sola tavoletta interi libri».
Il dispositivo Readable, al momento allo stato di progetto, sarà stampato con stampante 3D, in modo da abbattere ulteriormente i costi e rendere possibile alle persone non vedenti o ipovedenti una modalità di accesso ai testi diversa da quella puramente uditiva, ad ora la più accessibile ed economica, a causa della complessità e dei costi dei dispositivi braille.
«È stato dimostrato – continua Gemma Bettelani – che una modalità attiva di accesso al testo, basata sull’esplorazione tattile anziché sull’ascolto passivo, permette una migliore comprensione dell’informazione. Il dispositivo può anche essere usato in diversi esperimenti, per capire come anche le persone vedenti usano il senso del tatto e quali informazioni riescono a percepire con le mani rispetto ai non vedenti. Un campo di ricerca fondamentale per progettare per esempio dispositivi per agire nella realtà virtuale, ad esempio nella chirurgia a distanza o nell’intrattenimento».