Sarzana, 17 gennaio 2025 – Il richiamo del mare, per lei, è più forte di qualsiasi cosa, tanto da portarla a un cambiamento di rotta rispetto ad una strada già scritta nel campo dell’ingegneria. Clementina Arese, 25enne originaria di Sarzana, frequenta il secondo anno dell’Accademia italiana della Marina mercantile di Genova con un sogno nel cassetto: navigare.
Clementina, com’è nata questa passione?
“La mia è una situazione particolare: non ho fatto il nautico ma il liceo scientifico (Parentucelli, ndr.), e quindi non ero abilitata ad entrare in Accademia; ho seguito presso di loro il corso per la parificazione e per avere la facoltà di accedere. Ho iniziato prima a frequentare la facoltà di ingegneria industriale a Roma, ma ho capito che la mia strada non era quella: non volevo lavorare in un ufficio e mi sono dedicata alla passione per il mare, anche se non avevo mai avuto esperienze dirette a bordo, ma solo regate in barca a vela e surf. In famiglia, a parte il nonno che faceva il pescatore, nessuno ha mai abbracciato questa strada”.
Lei che percorso ha scelto?
“Quello da ufficiale di coperta: ora dovrò frequentare il secondo modulo, con un secondo di tre imbarchi in tre anni, ciascuno di quattro mesi, necessari per poter prendere il primo patentino. Gli indirizzi sono diversi: ufficiali di macchine, percorsi per animatori, commissari di bordo, ma anche cuochi e pasticceri”.
Il suo primo imbarco com’è andato?
“Ero sulla compagnia crocieristica Aida, dove mi piacerebbe un giorno lavorare. Purtroppo è stato più corto del previsto per problemi familiari, ma sono comunque riuscita a vivere la nave a 360 gradi, girando in tutti i suoi settori. Non accade così su tutte: per loro, la concezione è che se si deve comandare una nave, la si deve conoscere interamente e sapere come si lavora a bordo. Mi sono trovata molto bene, sono abituati a lavorare in team e la gerarchia non si sente tanto: anche il comandante non è un capo supremo, ma si mette in discussione, pronto a esaminare varie visioni, compresa la mia”.
Quali, invece, i lati negativi di questa esperienza?
“Per me è stato faticoso, mi mancava, ad esempio, la luce naturale. Si viene catapultati in spazi angusti e anche in cabina non c’è privacy, perché come allieva la dividevo con una collega ed era piuttosto piccola”.
Nella navigazione, siamo passati dalle dicerie sulle donne che porterebbero sfortuna a bordo alle ufficiali…
“A dire il vero, mi raccontano che questi pregiudizi ci sono ancora, ma è anche vero che siamo sempre di più e i numeri dell’Accademia lo dimostrano. Proprio qui non si sente alcuna discriminazione, né mi è successo di avvertirla a bordo, mentre le mie amiche sui mercantili hanno dovuto combattere di più per dimostrare quanto valevano. Ho sempre frequentato settori maschili, dall’ingegneria al surf e non mi fa né caldo né freddo questo dualismo”.
Nell’Accademia ha percepito una parità a livello di trattamento e occasioni?
“Basti dire che sono risultata prima negli scritti e quarta negli orali nei test d’ingresso e quarta sul totale e prima donna nella graduatoria finale: a partire da qui, non mi sono mai sentita trattata diversamente o messa in secondo piano, ma anzi ho avvertito sempre di poter contare su una grande occasione”.
Buon vento, allora. Quale sarà il prossimo step?
“Andremo avanti sia con il programma, sia con la navigazione. Non vedo l’ora che inizi il modulo con i medici; a livello di imbarchi, dovrò recuperare i mesi persi con Aida e probabilmente tornerò a bordo con la compagnia, ma anche sui traghetti. L’imprevisto, alla fine, mi garantirà la fortuna di confrontarmi con più tipi di navi”.