REDAZIONE SARZANA

Contesa ex Brun Caprini "A inquinare l’area non è detto sia stata Atc"

Ribaltata la precedente sentenza che vede contrapposte Arte e consorzio. Decisione della Corte di Appello: l’azienda regionale dovrà ridare 374 mila euro .

Contesa ex Brun Caprini "A inquinare l’area non è detto sia stata Atc"

Arriva il colpo di scena sull’infinita battaglia legale tra Atc e Arte sull’ex Brun Caprini, l’area sulla quale l’Azienda regionale territoriale edilizia realizzò nei primi anni Duemila un progetto di riqualificazione con la costruzione di alloggi sociali. Dopo il pronunciamento della Corte di Cassazione, che nel 2021 aveva annullato la sentenza rispedendo il faldone alla Corte di Appello di Genova, nei giorni scorsi è arrivata la sentenza bis della corte genovese, con i giudici che recependo gli indirizzi espressi dalla Cassazione, hanno dato ragione ad Atc e condannato Arte non solo a restituire all’azienda di trasporto pubblico 374.727, 16 euro – ovvero quanto già pagato a seguito della prima sentenza della Corte d’Appello, poi cassata – ma anche al pagamento di oltre 100mila euro di spese legali. Una vicenda che, al netto di un altro possibile ricorso in Cassazione, affonda le sue radici in tempi ormai antichi. Oggetto della contesa, l’inquinamento dei terreni sui quali Arte realizzò il progetto, acquistati nel 1997 e utilizzati in precedenza dalla società Brun Caprini e poi da Atc, che ne usufruì in affitto come deposito degli autobus. Nel 2003, durante i lavori alle fondamenta dell’edificio, era emersa la presenza nel sottosuolo di materiali inquinanti che, secondo Arte, sarebbero fuoriusciti da una cisterna di carburante interrata. L’inizio della battaglia legale arriva tre anni dopo, con Arte che, dopo aver effettuato in proprio la bonifica, trascinò davanti al giudice sia Atc, in qualità di presunto contaminatore delle aree, sia i precedenti proprietari dei terreni, chiedendo non solo il risarcimento dei danni patiti ma anche una riduzione sul prezzo di compravendita delle aree. Nel 2014 il tribunale della Spezia rigettò totalmente l’affondo di Arte, ma nel dicembre del 2018 la Corte d’Appello riformò in parte la sentenza, condannando solo Atc a rimborsare all’Azienda regionale territoriale per l’edilizia 1.140.246,79 euro oltre interessi per responsabilità oggettiva dell’inquinamento.

Il terzo round, in Cassazione, fu invece favorevole ad Atc: i giudici romani nel 2021 annullarono la sentenza, accogliendo la tesi secondo cui i giudici d’Appello avrebbero erroneamente applicato il decreto Ronchi in maniera retroattiva – negli anni in cui Atc utilizzò le aree, tra il 1987 e il 1994, il decreto Ronchi ancora non esisteva – e rinviando il faldone a Genova per un nuovo pronunciamento. Nei giorni scorsi, la sentenza bis della Corte di Appello, con i giudici che, nell’accogliere le richieste del pool legale di Atc, composto da Pier Giorgio Leoni, Giovanni Corbyons e Mariano Protto, hanno sottolineato come "l’obbligo di rimborso e di bonifica non può derivare dall’essere Atc custode o dall’avere svolto attività pericolosa. In ogni caso, non c’è alcuna prova del fatto che fu Atc ad inquinare il sito. Nessun elemento consente di riferire ad Atc lo sversamento".

mat.mar.