Sarzana (Spezia), 3 luglio 2018 - Diventa un caso giudiziario la vicenda della trascrizione all’anagrafe di Sarzana del riconoscimento del figlio di 11 mesi da parte del padre omosessuale unito in matrimonio civile col padre naturale del piccolo, nato negli Stati Uniti, e dallo stesso riconosciuto fin dalla nascita.
Il procuratore della Repubblica Antonio Patrono, sollecitato dall’ufficiale di stato civile a pronunciarsi sulla materia innovativa, ha deciso di fare ricorso al Tribunale affinché ordini la cancellazione dell’atto. Un affondo in punto di diritto e nell’ambito dei ruoli istituzionali riconosciuti dalla legge, là dove la stessa attribuisce all’ufficiale di stato civile il compito della trascrizione ma anche dell’istanza al procuratore affinché valuti la possibilità di proporre la rettifica dell’atto anagrafico per «contrarietà all’ordine pubblico».
Il provvedimento del magistrato è articolato, l’ancoraggio semplice: nell’ordinamento non esiste alcuna norma per renda praticabile la trascrizione nei registri dello stato civile del riconoscimento del padre-bis. La stessa legge-Cirinnà che nel 2016 ha legittimato i matrimoni gay, pur richiamando vari articoli del codice civile dichiarandoli applicabili alle unioni di fatto, non ha affrontato la questione del riconoscimento dei figli da parte di persone dello stesso sesso. Secondo il procuratore non è possibile ricorrere all’interpretazione analogica delle norme che disciplinano il matrimonio e nemmeno risolvere il caso con ricorso all’interpretazione evolutiva, diretta ad adeguare il significato della legge all’evolversi dei costumi, a distanza di soli due anni dall’approvazione della legge. Insomma in presenza di un vuoto normativo, il magistrato non può far altro che alzare disco-rosso ai desiderata del padre biologico e dell’uomo unito ad esso in matrimonio, pur anche apprezzandone lo slancio sul piano della responsabilità.
Sarà dunque il Tribunale a sciogliere il nodo. Non è ancora chiaro se ciò accadrà se previa audizione delle parti (procuratore, ufficiale di stato civile e genitori) o con un pronunciamento diretto.
Quando, alla vigilia del primo turno elettorale, l’8 giugno, l’allora sindaco di Sarzana Alessio Cavarra palesò ai quattro venti il suo orgoglio per aver assecondato i propositi dei genitori mossi dal desiderio di tutelare il bimbo, lo stesso era sicuramente consapevole delle contestazioni politiche a cui andava incontro e magari proprio per questo decise di enfatizzare il passaggio «di civiltà». Forse non fece i conti con le prerogative della Procura della Repubblica, che ora contesta il suo operato.
Corrado Ricci