Sarzana, 14 giugno 2022 - L’elemento di dirompente novità, nell’inchiesta sui due omicidi di Sarzana per i quali è indagato Daniele Bedini, sarebbe il ritrovamento dell’arma. Ma a ieri sera non c’era traccia della pistola, verosimilmente una calibro 22. Con l’ausilio di sommozzatori e metal detector è stata setacciata anche la zona del Parmignola a ridosso del ponte di via Fabbricotti, tra Sarzana e Carrara, dove il giovane è stato visto fermarsi nel pomeriggio di lunedì 6 giugno, in viaggio dalla sua casa di Carrara verso Marinella alla guida del Fiat Strada con cui, secondo gli inquirenti, avrebbe trasportato i cadaveri di Nevila Pjetri e Carlo ’Camilla’ Bertolotti dai luoghi in cui sono state uccise a quelli dove i corpi sono stati nascosti. Quel lunedì pomeriggio i carabinieri stavano seguendo Bedini, dopo aver verificato l’attendibilità di una fonte che già dalla sera di domenica li aveva informati che era nella disponibilità del trentenne un pick up compatibile con quello visto nelle immagini di videosorveglianza acquisite subito dopo il primo omicidio.
A mancare, a ieri sera, erano anche i bossoli dei tre proiettili con cui il killer ha freddato Pjetri, lungo la strada sterrata a monte degli stabilimenti balneari, all’altezza del Soleado: gli investigatori hanno letteralmente ’disboscato’ la zona. E’ possibile che l’assassino abbia raccolto e portato con sè questi bossoli mentre quelli dei due proiettili sparati alla testa di Camilla sono stati lasciati dentro l’auto della transessuale, teatro dell’omicidio. Prosegue l’esame di centinaia di ore di immagini acquisite da telecamere di sorveglianza stradali e private, registrazioni relative sia ai giorni degli omicidi (alle 0.40 di domenica mattina per Nevila e nella notte tra domenica e lunedì per Camilla) .
Servirà tempo per conoscere le risultanze delle analisi del Ris di Parma. Il reparto investigazioni scientifiche dei carabinieri sta coadiuvando il nucleo investigativo della Spezia e la compagnia di Sarzana. Ma per ora si resta nella fase della repertazione delle possibili prove. Per procedere ai test biologici, dattiloscopici e balistici, infatti, i carabinieri attendono un provvedimento del giudice che metta in grado la difesa di Bedini di nominare un consulente tecnico di parte che sia presente alle analisi, alcune delle quali non ripetibili, nel contesto di quello che in gergo giuridico è definito incidente probatorio. Questo vale per tutte le possibili prove repertate: i liquidi biologici e le tracce ematiche sulle auto (quella dell’indigato e la Fiesta di Bertolotti), l’impronta di una scarpa sulla portiera della Ford della transessuale, il test Stub per la rilevazione dei residui da sparo sull’indagato e sulle vetture, il confronto tra i tre proiettili sparati a Nevila e i due che hanno ucciso Camilla e così via.
L’avvocato Rinaldo Reboa, che assiste Daniele Bedini, conferma di essere "in attesa delle risultanze delle indagini per vedere di avere un quadro più completo: le analisi tecniche dello stub, per esempio, o quelle dei liquidi biologici e delle tracce ematiche prelevati nelle auto. Non abbiamo nulla in mano. Quindi dobbiamo aspettare per avere un quadro più certo". Reboa era il difensore del giovane già nel caso della rapina alla sala slot per la quale Bedini è stato condannato in via definitiva a 3 anni di carcere, sentenza notificatagli sei mesi dopo l’emissione, quando era già in stato di fermo per l’omicidio di Nevila Pjetri. Daniele, conferma Reboa, continua a sostenere di essere estraneo ai due omicidi di Sarzana.