Il classico nell’era della tecnologia: "Qua si impara il metodo di studio"

Maila Archetti, docente di lettere al Parentucelli, sfata vecchi pregiudizi sul percorso di formazione "Scienziati di fama internazionale hanno frequentato questo tipo di liceo che apre a ogni prospettiva".

Il classico nell’era della tecnologia: "Qua si impara il metodo di studio"

Un’immagine di archivio di un’attività teatrale degli studenti del liceo Parentucelli

Corsi di orientamento e borse di studio per promuovere le iscrizioni alla prima classe del liceo classico Parentucelli. Nell’articolo a lato spieghiamo come aderire all’iniziativa di Fondazione InCaSa e scuola mentre con la professoressa Maila Archetti, docente di lettere, cerchiamo di chiarire i dubbi più frequenti su questo corso di studi.

Professoressa Archetti, perché nell’era dell’intelligenza artificiale un ragazzino dovrebbe volersi applicare allo studio della classicità?

"Per mille motivi, direi, ma in primo luogo perché l’intelligenza artificiale, come tutte le tecnologie e forse più di altre, necessita di essere governata, cioè di persone, professionisti, in grado di utilizzarne le potenzialità in modo critico e consapevole. Il classico permette di acquisire abilità di riflessione sulla realtà. Il mondo che viviamo è complesso e in continua trasformazione, ha bisogno di cittadini capaci di interpretarlo senza cadere in schemi preconfezionati. I classici, ce lo dicono la filosofia, la lingua, la letteratura, l’arte..., non passano: il loro sguardo sulla realtà è sempre vivo e attuale. L’intelligenza artificiale migliora la nostra vita, ma non risponde alle domande di senso che tutti, soprattutto un adolescente, portano nel cuore: perché l’amore? Perché la sofferenza? Perché la vita? I classici rispondono ogni giorno a queste domande".

Se gli interessi di un figlio vanno verso la matematica e le scienze, non è che frequentare un classico rappresenterà uno svantaggio nel momento in cui affronterà l’università?

"Vecchio pregiudizio trito e facilmente “smontabile”. Basta fare un giro in internet e verificare quale percorso liceale hanno svolto scienziati e ricercatori di fama interazionale. Si scopre che un numero consistente di loro ha frequentato il liceo classico. Potrei fare molti nomi, mi limito a uno: Alessio Figalli, vincitore nel 2018 della Medaglia Fields per la matematica. In un’intervista che si può reperire on line, Figalli spiega che gli studi classici non solo non gli hanno impedito di laurearsi in matematica, ma gli hanno insegnato un’abilità essenziale: il metodo di studio. Una scuola che insegna a studiare apre a ogni prospettiva di impegno futuro, soprattutto nel mondo complesso delle tecnologie avanzate. Detto questo, al liceo classico si studiano anche la matematica, la fisica e le scienze, si tratta di un curriculum di studi completo, come dimostrano anche i molti studenti del “Parentucelli” che dopo la maturità classica si stanno impegnando con successo nelle più svariate discipline scientifiche".

I ragazzi di norma coltivano anche altri interessi oltre la scuola: toccherà rinunciare a tutto nel caso in cui si scegliesse il “Parentucelli”?

"Assolutamente no, anzi! Nei colloqui con i genitori mi capita spesso di parlarne: i ragazzi devono fare altro, devono sperimentare ambienti, esperienze e relazioni diverse da quelle seppur fondamentali che si vivono a scuola. In tutte le classi abbiamo ragazzi che fanno sport a livello dilettantistico ma anche agonistico. Inoltre ci sono tanti ragazzi, appassionati e talentuosi, che si dedicano alla musica. Al “Parentucelli” si studia certo, ma c’è spazio per le passioni e i talenti di tutti.

Il corso di orientamento potrà aiutare a chiarire le idee dei ragazzi e dei genitori?

"Io credo di sì e penso che la Fondazione InCaSa abbia soddisfatto un’esigenza importante dei ragazzi e dei genitori. Se infatti la borsa di studio è un bel sostegno per le famiglie, al contempo sono certa che non meno preziosa sia l’opportunità offerta ai ragazzi (gli incontri in realtà sono aperti anche ai genitori) di partecipare al corso, per capire che cosa significa studiare la cultura classica, ma anche per conoscere la scuola, viverne gli spazi, incontrare gli insegnanti, confrontarsi con gli studenti che già lo frequentano".

Anna Pucci