Il quartiere visto dai residenti. Variante Cisa e pochi servizi. E manca una precisa identità

La ’fotografia’ nel sondaggio svolto a Boettola, Falcinello, Grisei, Olmo e Santa Caterina. Obbiettivo: valutare la qualità della vita e capire quali siano le esigenze di chi abita in queste zone.

Il quartiere visto dai residenti. Variante Cisa e pochi servizi. E manca una precisa identità

La ’fotografia’ nel sondaggio svolto a Boettola, Falcinello, Grisei, Olmo e Santa Caterina. Obbiettivo: valutare la qualità della vita e capire quali siano le esigenze di chi abita in queste zone.

Un quartiere senza un’identità precisa. Un luogo a parte rispetto al centro città, privo di strumenti che permettano una partecipazione popolare capace di incidere sulle scelte di un’amministrazione assente. C’è pessimismo tra la popolazione del quartiere Boettola, Falcinello, Grisei, Olmo, Santa Caterina. Ad esprimerlo, nero su bianco, sono le 143 persone che, tra luglio e settembre, hanno aderito in modo anonimo al "Questionario sulla qualità della vita" promosso dal Circolo Pd del quartiere. Dieci domande a risposta chiusa, in cui scegliere una sola tra le risposte elencate. Un questionario cartaceo, da compilare e imbucare in scatole di scarpe riutilizzate come urne. Sette in tutto, distribuite in altrettanti esercizi commerciali - la pasticceria, il panificio, l’edicola, il circolo eccetera - che hanno aderito all’iniziativa. "In un quartiere frammentato come questo - spiega il coordinatore del Circolo Matteo Delvecchio - è importante capire quali siano le esigenze di chi lo abita. Il sondaggio ci è sembrato lo strumento più efficace. Sappiamo che ha dei limiti, 143 persone su una popolazione di circa quattromila non sono un campione statisticamente rappresentativo. Sappiamo anche che la scelta del cartaceo e dei luoghi dove ospitare le urne ha probabilmente attirato una fascia della popolazione di età media intorno ai 55 anni. Ma è un punto di partenza che ci ha comunque permesso di raccogliere indicazioni precise sulle necessità e sugli umori dei suoi abitanti. Uno strumento pilota, da affinare e perfezionare con l’aiuto di persone esperte". Come Paola Passafaro del Dipartimento di Psicologia e Processi di sviluppo e socializzazione all’Università La Sapienza di Roma, chiamata giovedì sera alla presentazione dei risultati per commentarli. "È un’ottima iniziativa - ha esordito - realizzata in maniera un po’ artigianale ma le domande poste e i temi affrontati sono quelli giusti. E le risposte danno indicazioni interessanti". Vediamole.

Il sondaggio riferisce che ai primi posti dei problemi maggiori del quartiere sono lo stato delle strade (42%), la carenza di servizi (21,5%), la viabilità e traffico (15%). La variante Cisa (62,5%), seguita dall’ospedale (19%) e dal cimitero (9,5%), invece, sono in cima alla classifica delle strutture con impatto negativo sulla quotidianità. All’opposto, a qualificare la vivibilità sono soprattutto la tranquillità (32,5%), la passeggiata sul Canale Lunense (22,5%), i rapporti di vicinato (21%). Conflittuale risulta il rapporto con il centro città: il 41% considera la propria zona un luogo a parte rispetto al centro e il 21,5% dichiara di frequentarlo raramente. Più positivo il rapporto con il resto della vallata: per il 54,5% per cento si vive in una zona di facile accesso al resto del territorio della Val di Magra.

Ma la positività si spegne alla richiesta di indicare quale sia l’identità che caratterizza il quartiere: nessuna per il 43%. Negativa anche la percezione sulla presenza del Comune: assente per il 46,5%, presente nel servizio di raccolta dei rifiuti porta a porta (37%), nelle comunicazioni di allerta, pulizia e manutenzione di strade e spazi pubblici (14,5%) e residuale (3,5%) nelle iniziative sociali di pubblico interesse e occasioni di incontro pubblico con esponenti amministrativi. Poco confortante anche la risposta alla domanda su quali forme deve assumere una partecipazione popolare per essere incisiva: nessuna (41%), la consulta territoriale (27%), l’associazionismo (13%), soggetti politici riconosciuti localmente (11,5%), forme di deleghe di rappresentanza votate alle elezioni (7,5%). "Il dato indica che le forme di partecipazione come consulte e associazionismo - ha commentato Delvecchio - possono ancora essere attrattive. E su questo lavoreremo, migliorando questo questionario pilota e cercando di replicarlo in tutti gli altri sei Circoli di Sarzana".

Alina Lombardo