ALINA LOMBARDO
Cronaca

La città gratuita. Cambiare è necessario. Spazi e beni comuni da godere in libertà

In altri paesi la strada è già imboccata mentre in Italia è tutta da costruire. Elena Granata, professoressa di Urbanistica, indica i modelli possibili.

La città gratuita. Cambiare è necessario. Spazi e beni comuni da godere in libertà

In altri paesi la strada è già imboccata mentre in Italia è tutta da costruire. Elena Granata, professoressa di Urbanistica, indica i modelli possibili.

"Gratuità e gratitudine sono parole che hanno la stessa radice. Non tutto può essere ricondotto a interesse o vantaggio. Le nostre vite dipendono anche da questo spazio libero di relazione con gli altri e con il mondo. Pensiamo alla relazione con i figli, dove gratuità e gratitudine reciproca sono condizione fondamentale di crescita. Così è con le città. Non tutto si compra. Se frequento un parco me ne posso prendere cura anche senza una relazione di compro-consumo. Lo rispetto perché mi appartiene e appartiene a tutti". A parlare è Elena Granata, professoressa associata di Urbanistica al Politecnico di Milano, docente e vicepresidente della Scuola di economia civile. Si occupa di città, ambiente e cambiamenti sociali. Ed è profondamente convinta che la cultura civile di una città si dovrebbe misurare contando non solo ciò che ha valore commerciale ma tutte quelle cose che si possono fare senza pagare.

Sembra un cambio di paradigma non da poco?

"Lo è. Si tratta di rimettere a fuoco quali sono le cose gratuite che si possono fare in una città, dal gioco allo sport al tempo libero, e che migliorano la vita delle persone aumentando il senso di comunità, di benessere e di salute. E si tratta anche di riconoscere che tutto questo ha un rilevante peso economico. Sono stata in vacanza ad Annecy, in Francia. Una città turistica in cui nel tempo libero si possono fare gratuitamente moltissime cose. Si può fare sport all’aria aperta, andare in un lago e nuotare in un’acqua balneabile, fare pic nic e parcheggiare camper senza problemi perché sono numerose le aree pubbliche in cui è permesso sostare. Sul lago di Garda o sulla riviera ligure, invece, è difficilissimo accedere ad una spiaggia senza dover passare da uno stabilimento a pagamento. Non parliamo poi del campeggio libero. Allora, è come se piano piano, nella nostra cultura civile ci siamo abituati a pensare che le cose più normali, come andare in spiaggia, fare ginnastica all’aperto, lasciare andare i bambini in bicicletta nei cortili siano sempre più difficili da fare o si possano fare solo pagando".

È un problema tutto italiano?

"Sì. Non solo in Francia, ma anche in Germania, in Austria, soprattutto in Svizzera, si percepisce chiaramente che la dimensione pubblica civile è molto più valorizzata. Si considera un diritto dei cittadini fare gratuitamente nello spazio urbano attività legate al tempo libero e allo sport. Ovviamente il commercio è lo spazio del consumo, fondamentale, che non va demonizzato e serve a dare vita alle città. Ma non tutto quello che possiamo fare nel tempo libero deve essere commercializzato. Al contrario, va riconsiderato riconoscendogli il giusto valore. Per esempio, incentivare la possibilità di fare sport all’aperto, potrebbe essere una delle pratiche di prevenzione dai fattori di rischio di molte malattie. Allora la domanda diventa: quanto si risparmia favorendo una vita sana rispetto al curare? È un ragionamento che in Francia, Austria e altri paesi si sta facendo. In Italia no".

È questo che insegna alla Scuola di Economia civile?

"La scuola forma imprenditori, ma anche cooperative, che vogliono rivoluzionare il modo di produrre, di fare economia, di fare politiche del territorio alla luce dei valori appena accennati. Profitto ed economia sono fondamentali ma c’è anche altro: generazione di beni comuni, di beni pubblici, conservazione dell’ambiente, valorizzazione delle persone. C’è una domanda molto forte di imprenditori che, a un certo punto della vita, capiscono di non voler più lavorare come prima. Vogliono lasciare un segno".

Qualche esempio?

"Imprenditori edili che iniziano a modificare il loro approccio al lavoro. Senza rinunciare al business, cominciano a considerarlo anche come strumento per rigenerare pezzi di territorio alla luce di valori ambientali e culturali".

Elena Granata, in dialogo con Annalisa Metta, docente di Architetture del paesaggio all’Università di Roma Tre, sarà ospite della XXI edizione del Festival della Mente di Sarzana domenica alle 10.15 al Teatro degli Impavidi con l’incontro "La città gratuita. Perché le città non sono centri commerciali".