FABIO BERNARDINI
Cronaca

La forza del “Picco”, il dodicesimo uomo. Stadio sempre pieno e pubblico spettacolare

Il tifo trascinante è il valore aggiunto dello Spezia. Alchimia positiva con squadra e tecnico, nel ‘catino’ ogni impresa è possibile

La forza del “Picco”, il dodicesimo uomo. Stadio sempre pieno e pubblico spettacolare

Il calore dei supporter è un valore aggiunto per le Aquile

"Energia. Effetto ‘Picco’. Forza Aquile". Il post di Filippo Bandinelli sintetizza il punto di forza dello Spezia capolista: il ‘Picco’, il popolo che lo anima, la passione che si respira, l’entusiasmo che contagia. Ottomila i tifosi di media in queste prime due partite di campionato (7821 per Spezia-Frosinone, 7573 per Spezia-Cesena), con annessi sold out in curva Ferrovia e una festa popolare percepita in ogni istante dell’evento sportivo.

È la magia di uno stadio british bellissimo, dove l’io diventa noi, nel quale ciascuno si sente vivo, partecipe, coinvolto nel raggiungimento di un obiettivo comune. È un amore incondizionato e totalizzante quello degli spezzini per i colori bianchi, che va oltre il risultato, mosso da orgoglio, senso di appartenenza, spirito comunitario.

Affermava mister D’Angelo dopo lo spettacolo dei diecimila di Spezia-Venezia: "Pubblico incredibile, passione e sostegno ci hanno aiutato a fare i gol. Gli spezzini hanno visto la Serie A, eppure li ho visti festeggiare alla grande una salvezza in B. Questo dimostra umiltà e attaccamento".

Parole che confermano il legame inscindibile della comunità spezzina e lunigianese con lo Spezia, "una parte di noi, una ragione di vita". Sentimenti e cuore trasmessi ai protagonisti che, in quel ‘catino’ infuocato, si esaltano andando oltre la soglia dell’impossibile. Solo casualità i gol vincenti realizzati all’ultimo secondo da Aurelio contro il Frosinone e da Bertola contro il Cesena? Nulla di tutto ciò, chi ha avuto la fortuna di essere parte di quella bolgia ha avuto la percezione che fino all’ultimo secondo tutto fosse davvero possibile.

I decibel saliti all’ennesima potenza dalle gradinate sui calci d’angolo vincenti calciati da Salvatore Esposito, sia nel match contro il Frosinone che in quello contro il Cesena, hanno trasmesso agli Aquilotti coraggio, voglia irrefrenabile di vittoria, audacia e un pizzico di spregiudicatezza (dirà D’Angelo: "Bandinelli, pur nella situazione in cui eravamo, con Soleri in porta, ha cercato di crossare procurandosi il calcio d’angolo vincente, è andata bene..."). In un altro stadio questo non sarebbe successo.

Emblematiche le parole di Nicolò Bertola: "Sono pochi gli stadi che trasmettono una carica simile". La storia narra che gli Aquilotti hanno costruito le loro imprese al ‘Picco’, protetti, difesi, spinti da "10mila tifosi che sembrano 100mila" –per citare il cronista di Spezia-Venezia – o per dirla all’Angelozzi "tutelati da diecimila anime che valgono ventimila in un altro stadio".

Passano gli anni ma ciò che affermavano gli ex mister aquilotti Nedo Sonetti ("Gli spezzini sono coniati dal salmastro, gente tenace, che non molla mai, al ‘Picco’ è dura per tutti") e Sergio Carpanesi ("I miei giocatori, quando entrano in campo, devono volgere lo sguardo alla curva, si sentiranno invincibili"), si conferma in toto ogni volta che lo Spezia gioca tra le mura amiche.

Perfino in Serie A il ‘Picco’ ha fatto la differenza, trascinando i bianchi in vittorie epiche contro il Milan, l’Inter, il Torino. Serie A che ha consolidato e rafforzato lo ‘zoccolo duro’ di tifosi, estendendo la passione anche oltre confine, oltreché a tanti spezzini di adozione, se è vero che il ‘Picco’ è sempre più frequentato da dominicani, albanesi e bangalesi residenti nella nostra città. Ora come sempre lo Spezia è un tutt’uno con la sua gente, nel segno di un’alchimia magica foriera di nuove imprese. "Grazie Picco", parola del capitano Hristov.