
Le Missioni di don Franco Martini Tra le dipendenze anche i farmaci accanto a droga, alcol e ludopatie
C’è un pericolo in più nel mare delle dipendenze. Un percorso spesso iniziato nella buona fede e soprattutto con la speranza di lenire i dolori provocati da patologie, utilizzando normalissimi farmaci che però diventano un inseparabile compagno di viaggio del quale non si riesce a fare a meno.
E’ uno dei nuovi problemi che gli operatori e sanitari della comunità delle Missioni diretta dal suo padre-fondatore don Franco Martini si sono trovati ad affrontare oltre alle altre dipendenze: dalla droga, all’alcol e ludopatia. Piaghe che non fanno distinzione tra età, sesso e ruoli sociali. Ci sono i giovanissimi che bussano alle porte dei centri diretti da don Franco sia a Sarzana che a Spezia, Fivizzano, Nicola e Ameglia entrando a far parte di una costellazione di speranza che raccoglie centinaia di pazienti. A quali si aggiungono anche i disabili e una ventina di ricoverati in stato comatoso assistiti al quarto piano delle Missioni.
E proprio il centro alle porte della città ha ospitato ieri il prefetto della Spezia, Maria Luisa Inversini, invitata da don Franco per conoscere una realtà attiva nel mondo della cura e dell’inserimento. Un appello alla sensibilità e attenzione giàavviata dal prefetto nella campagna di sensibilizzazione rivolta ai giovani sia nel contrasto delle dipendenze ma anche del cyber bullismo. Iniziativa, quest’ultima, realizzata un paio di settimane fa a Sarzana dalla Polizia di Stato che ha visto l’attenta partecipazione e il coivolgimento del prefetto incontrando i ragazzi delle scuole per affrontare il tema delle trappole del web e dei rischi sempre presenti in rete.
il prefetto è stato accolto con un affettuoso applauso nella sala delle conferenze delle Missioni da una delegazione degli ospiti delle varie strutture che fanno parte del Consorzio, ascoltando alcune toccanti testimonianze ma anche la passione degli educatori, il volto positivo dei volontari come quello di Valfrido Guerra da 31 anni presente come semplice aiutante della struttura e punto di riferimento del laboratorio di cioccolateria.
"Abbiamo chiesto al prefetto di conoscere la nostra realtà – ha spiegato don Franco – e il nostro lavoro chiedendo un aiuto nella campagna di prevenzione, soprattutto lavorando sui giovani. Noi ci siamo e apriamo le porte delle strutture ma anche la società deve aiutarci attraverso tante azioni". Intorno al mondo della comunità ruotano 160 ospiti tra pazienti e famigliari dipendenti dal gioco gioco d’azzardo, 60 disabili di cui 20 in stato comatoso, tossicodipendenti in fase rieducativa sia nel reparto maschile (70) che femminile (66). Alcune sono madri e vivono con il loro bambini (in totale 17). E poi c’è un esercito di educatori medici, assistenti, cuochi, volontari composto da oltre 157 persone che contribuisce al cammino avviato oltre 40 anni fa.
Massimo Merluzzi