Beppe Mecconi passa da una forma di espressione all’altra e in particolare, fa la spola fra la letteratura e le arti visive. S’intitola "Per capire un quadro serve una sedia" la mostra dedicata ai suoi nuovi dipinti, che sarà in programma nella Factory di via Fiasella 94 a Sarzana fino al 19 luglio, impreziosita dall’introduzione curata dal critico Valerio Cremolini.
Pittura gestuale e informale che si lega all’idea concettuale dell’imprescindibile scorrere del tempo, evocato da simboli che si stagliano fra pennellate monocromatiche forti e vibranti. Sono trenta i dipinti di varie dimensioni, esposti per la prima volta, che compongono la mostra: una carrellata di opere che segnano per Mecconi una nuova pagina e un nuovo paradigma dopo i frammenti dipinti delle sue poesie.
"Qualche mese fa ho iniziato a dipingere soltanto con il rosso, su plexiglass", esordisce, raccontando la genesi di questo nuovo ciclo–. Voleva essere sangue sui vetri delle finestre in Ucraina o in Palestina? "Non consapevolmente. Avrei potuto, sarebbe stato facile, rispondere di sì ma, spesso, è l’inconscio a muovere i passi dell’artista e, parafrasando Pollock: Quando sono ‘dentro’ al mio dipinto, non sono cosciente di ciò che sto facendo. Solo dopo averci ‘familiarizzato’ vedo ciò che sto realizzando, e a quel punto non ho alcun timore di fare cambiamenti. Poi, mentre lavoravo a questa serie, integrandola con dipinti neri e bianchi, m’è capitato di leggere la frase attribuita a Paul Klee che dà il titolo a questa esposizione, e mi ha fatto capire che a volte i dipinti hanno bisogno di tempo, per ‘essere visti’, per essere compresi. Ci vuole appunto ‘una sedia".
Citazione d’artista, ma anche istruzioni per l’uso finalizzate a guidare i visitatori, che potranno fare affidamento anche ad un altro elemento, oltre al titolo, per poter comprendere significati ed evoluzione: post-it definiti da Mecconi "apici dell’effimero" inseriti qua e là con oggetti, parole, allegorie inerenti al tempo, "che sprechiamo, mentre dovremmo ben sapere che è invece l’unica vera ricchezza che possediamo". C.T.