"Entro in punta di piedi nella discussione sul questionario sulla qualità della vita perché non ho partecipato a nessuna delle sue fasi di progettazione. Arrivo a risultati già acquisiti. Dunque sono esterna a tutto, ma non alla tematica. Mi occupo di relazioni tra le persone, tra loro e l’ambiente residenziale in cui vivono e posso dire che questa indagine è un’ottima iniziativa". Paola Passafaro, ricercatrice al Dipartimento di Psicologia e Processi di sviluppo e socializzazione all’Università La Sapienza di Roma, ha aperto così il suo intervento giovedì sera, al Circolo Arci Grisei, alla presentazione dei risultati del questionario condotto su un campione della popolazione del quartiere.
Cosa pensa dei risultati?
"Non riscontro delle particolarità rispetto ad altre situazioni urbane. Il senso di distacco tra il centro città e i quartieri periferici, per esempio, è un tratto molto diffuso. Quello che mi sorprende, invece, è la percezione di una grande assenza del Comune nella vita del quartiere, che è definita totale o identificata nella raccolta dei rifiuti. Intendiamoci, rifiuti e manutenzione delle strade stanno diventando ovunque i principali parametri di valutazione della presenza del comune nel quotidiano dei cittadini, ma qui le percentuali sono molto alte e credo che il problema stia nella mancanza di comunicazione. Trovo strano che il comune non faccia proprio nulla per il quartiere. Più probabile che non sia in grado di comunicarlo con efficacia. In ogni caso, è qualcosa su cui si deve riflettere con attenzione".
Suggerimenti?
"Lo strumento è un ottimo primo passo, è un questionario pilota che, studiando modalità di ampliamento della platea dei partecipanti, può diventare un modello replicabile anche in altri comuni".
A.L.