Sarzana (La Spezia), 15 maggio 2022 - Il suo banchetto pieno di uova biologiche è rimasto nel piazzale di Caniparola, custodito da una collega produttrice per due ore. E’ stata lei a servire i suoi clienti poi, scaduto l’orario del mercato settimanale del contadino, a raccogliere le sue cose, portargliele a casa e chiedere ai suoi familiari cosa fosse successo. E’ stata lei a far scattare l’allarme perché loro, la madre e i fratelli di Giuseppe Mosca lo credevano ancora al mercato. Un infarto invece, due ore prima, aveva spento la luce sulla sua vita. "Stava andando in bicicletta da Caniparola all’officina di Sarzana per riprendere l’auto che aveva portato a riparare subito dopo aver allestito il banchetto delle uova" racconta il fratello Walter, tra le lacrime, mentre cerca di non perdere il filo con i clienti di Giuseppe all’appuntamento con il mercatino del sabato mattina con i produttori della condotta Slow Food a Sarzana. "Ci teneva tanto mio fratello – spiega Walter – Lo aspettavano, non potevo non esserci". Ma Giuseppe non c’è, e sta a lui raccontare perché. "Una signora lo ha visto cadere mentre pedalava sulla variante Cisa, si è fermata e lo ha rianimato – racconta il fratello – poi è stato portato in ospedale alla Spezia dove lo hanno operato d’urgenza ma non ce l’ha fatta: era stato troppo grave l’infarto".
E, mentre Giuseppe lottava per tentare di sopravvivere nella sala operatoria del Sant’Andrea, la sua famiglia lo cercava disperatamente, tentava invano di telefonare alle centrali operative di soccorso. "E’ stato impossibile parlare con qualcuno – racconta ancora il fratello Walter – Per fortuna vicino a casa è arrivato un mezzo del 118 e abbiamo chiesto ai sanitari: sono stati loro a contattare i colleghi e a comunicarci che aveva avuto un incidente, quasi tre ore dopo. Non abbiamo più trovato neppure la sua bicicletta: quando è stato soccorso l’hanno lasciata lungo la strada ed è sparita, una bici da 4 mila euro".
Avrebbe compiuto 55 anni a dicembre Giuseppe Mosca, da quattro aveva cominciato a costruirsi una nuova vita come allevatore dopo che la crisi dell’edilizia pre-pandemia lo aveva costretto a chiudere la ditta. I campi intorno alla casa di famiglia nel quartiere di Nave avevano ritrovato uno scopo, il vecchio ricovero attrezzi era stato trasformato nella dimora delle su “Galline in fuga”, il nome che aveva dato al suo sogno di imprendito re agricolo.
In quattro anni l’allevamento era cresciuto, produceva uova garantite dalla cura con cui alimentava le sue galline, aveva conquistato un posto in molti mercati dei contadini della zona e una numerosa clientela che lo aspettava ai vari appuntamenti settimanali. Ma venerdì non lo hanno salutato a Caniparola, e ieri mattina non lo hanno visto al mercato Slow Food di Sarzana. La sua storia è arrivata in fretta ai moltissimi amici e clienti. "Non potevo lasciare il suo posto vuoto, lo aspettavano – dice il fratello Walter tra le lacrime – E ora con mia sorella Fabiola faremo di tutto per non far svanire il suo sogno: ci sono 260 galline di cui prenderci cura e dovremo farlo. Resta la rabbia: nessuno ci ha informato per ore che Giuseppe era in fin di vita in ospedale, nessuno si è preso cura della sua bicicletta". E resta l’attesa che venga definito come e dove portare a Giuseppe Mosca l’ultimo saluto.