ALINA LOMBARDO
Cronaca

Palazzo Amati Cornelio, i tecnici che hanno curato il restauro: “È riemersa la bellezza. Fine lavori in aprile”

Accanto alle opere strutturali, il sorprendente recupero degli affreschi. Manca solo la scalinata di marmo che porta al giardino sul retro dell’edificio

Palazzo Amati Cornelio

Palazzo Amati Cornelio

Castelnuovo Magra (La Spezia), 18 febbraio 2025 – L’ascensore è stato collaudato. Il team di restauratrici sta terminando gli ultimi ritocchi agli antichi affreschi e decori. Le catene d’acciaio che legano le pareti portanti sono state saldamente posizionate sotto i pavimenti insieme alla nuova impiantistica. Ultimati anche gli scivoli per l’abbattimento delle barriere architettoniche e gli impianti nei servizi per i disabili. Insomma, a palazzo Amati Ingolotti Cornelio di Castelnuovo Magra si comincia a vedere – come anticipato due settimane fa da ’La Nazione’ nel nostro appuntamento settimanale della domenica “Vivere nei borghi” dedicato a Castelnuovo Magra – la fine degli interventi di restauro, adeguamento statico-sismico ed efficientamento energetico. Manca solo la scalinata di marmo che porta al giardino sul retro dell’edificio.

“Mi hanno detto che qui si usa fare foto di gruppo con anche cinquanta persone - dice il geometra Fabrizio Di Lucente -. È un peso importante ed è necessario adeguare la struttura. Un lavoraccio, perché le pedate di marmo dei gradini sono appoggiate sulle pareti. Quindi dobbiamo sollevare le lastre del pavimento e degli scalini senza romperle o danneggiarle. Ogni pezzo, come fatto per i pavimenti interni, va numerato per poterlo poi rimontare nell’esatta posizione in cui si trova adesso. Una volta riportata a grezzo la scala, la dobbiamo armare e infine rivestirla”.

Con inizio a maggio 2023, la fine dei lavori era prevista per l’estate 2024. Poi slittò a novembre. Siamo a metà febbraio e il cantiere è ancora qui.

“Sì ma questa volta ci siamo davvero. Per l’inizio di aprile sarà tutto finito”, assicura l’assessore ai Lavori pubblici Loris Pietrobono.

Scalinata compresa?

“Scalinata compresa” conferma Di Lucente. “Quando si interviene su un edificio storico che ha subìto varie modifiche - aggiunge Pietrobono - è frequente imbattersi in antichi manufatti nascosti. Allora bisogna fermarsi e confrontarsi con la Soprintendenza. E poi, in una ristrutturazione importante come questa, capita anche che la necessità di eseguire interventi non previsti emerga in corso d’opera”.

Costo complessivo dell’operazione: 930 mila euro, dei quali 700 mila da fondi governativi e il restante dal Comune. Tavoloni, protezioni di plastica, trapani sono ancora distribuiti in po’ ovunque. Ma là dove il lavoro è terminato lo scenario è di sorprendente bellezza. Nella sala di rappresentanza, certo, con i cicli di affreschi realizzati ai primi dell’Ottocento dal pittore Pietro Bontemps. Ma anche in altre sale e corridoi, le pareti si presentano impreziosite da splendide grottesche, quelle particolari decorazioni costituite da forme vegetali alternate a esili figure umane, animali stravaganti, scenette narrative.

A ridargli vita sono state tre restauratrici guidate da Raffaella Sartorio. Un’opera paziente di pulizia, restauro e in alcuni casi, come nella piccola cappella, anche di completamento dei decori nelle parti mancanti. Non solo. “I saggi stratografici che abbiamo eseguito in alcune stanze - spiega Sartorio - hanno rivelato decori di vario genere. Sono numerosi e suggeriscono che tutte e nove le stanze del primo piano, quello nobile, siano tutte interamente decorate. Come fosse una carta da parati coperta negli anni da strati di scialbo (pittura a calce ndr) o di acrilico”. Per renderli visibili, a testimonianza di cosa si nasconde sotto la pittura bianca, le restauratrici hanno realizzato dei tasselli, riquadri che ne mostrano colori e soggetto. Sarà poi il Comune a decidere se reperire ulteriori risorse per riportarli interamente alla luce.

Se i tempi di chiusura del cantiere paiono ormai certi, tutto è ancora da decidere su cosa diventerà palazzo Cornelio. “Stiamo valutando varie opzioni - dice Pietrobono -. Di certo non torneremo all’uso esclusivo come municipio. Siamo orientati verso una vocazione culturale. Una sede per eventi, mostre d’arte e le esposizioni fotografiche in alternativa alla Torre dei Vescovi di Luni. Vedremo”.