GIORGIO PAGANO *
Cronaca

Quell’estate sotto le bombe. Spezia sempre più spettrale tra sfollamento, danni e vittime

La ricostruzione dei fatti storici del 1944 e del rastrellamento dei lavoratori del 30 giugno "I nazisti volevano anche le nostre braccia, per continuare la produzione bellica in patria".

Quell’estate sotto le bombe. Spezia sempre più spettrale tra sfollamento, danni e vittime

Quell’estate sotto le bombe. Spezia sempre più spettrale tra sfollamento, danni e vittime

Nell’estate del 1944 La Spezia era sempre più spettrale. Nel maggio la Guardia Nazionale Repubblicana scriveva: “alla sera l’esodo della popolazione avviene in forma quasi totalitaria”. Era lo sfollamento spontaneo verso la campagna e la montagna, già in atto dall’anno precedente. Chi lavorava ancora era un “pendolare”. Nel maggio la città fu bombardata ancora più pesantemente che nell’aprile 1943: furono distrutti interi isolati, caserme, il Teatro Civico, l’Ospedale. I morti furono “solamente” ottanta in virtù dello sfollamento. Le fabbriche erano sempre più inattive: perché colpite dai bombardamenti e depredate dei macchinari inviati dai tedeschi in Germania. Ma anche perché molti operai non lavoravano più: preferivano campare coltivando la terra, piuttosto che correre il rischio di essere deportati in Germania come forza lavoro. I nazisti volevano infatti anche le nostre braccia, per continuare la produzione bellica.

Dopo l’8 settembre 1943 più di centomila lavoratori italiani vennero spediti in Germania come lavoratori civili coatti. Il trasferimento era già cominciato dopo l’alleanza tra Italia e Germania del 1938, e aveva riguardato altri centomila lavoratori. Anche la Liguria fu colpita: a Genova è viva la memoria del trasferimento coatto di circa 1500 lavoratori, avvenuto il 16 giugno 1944. Alla Spezia si è persa la memoria di un fatto analogo, anche se con un numero minore di lavoratori coinvolti, perché dipendenti di una sola fabbrica: il Cantiere Navale Muggiano. Ho riscoperto questa pagina di storia grazie a Dino Grassi, mentre lavoravamo alla pubblicazione di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista”. Il rastrellamento dei lavoratori ci fu il 30 giugno 1944. L’archivio di Grassi conserva i testi dei suoi discorsi al Muggiano in occasione del 25 aprile risalenti agli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta. In essi non viene mai fatta distinzione tra i caduti rastrellati nel marzo 1944, dopo il grande sciopero, e i caduti rastrellati a giugno. Ciò emerge anche dalle memorie di altri lavoratori del Cantiere, Soresio Montarese e Bruno Scattina, e soprattutto da quella di Silvio Sassetoli, operaio pitellese rastrellato il 30 giugno e sopravvissuto.

L’esame dei testi e alcune mie prime ricerche consentono di stabilire che tre furono i caduti certi tra i lavoratori del Muggiano inviati in Germania il 30 giugno: Mario Piras, nato alla Spezia nel 1902, residente a Sarzana, operaio, deceduto per maltrattamenti a Mannheim il 7 marzo 1945; Ulderico Tozzini, nato a San Terenzo nel 1914, congegnatore, deceduto il 25 giugno 1945 all’Ospedale della Spezia, al suo ritorno dai campi di lavoro; De Michelis, di cui conosciamo solo il cognome. Sassetoli fa inoltre i nomi di Lattici, Orefici e Ricco, deceduti dopo il ritorno dai campi. E’ significativo che i rastrellati per lavoro coatto morirono quasi tutti al loro ritorno. Non erano nei campi di concentramento, ma vissero comunque nei campi di lavoro una situazione drammatica: sfruttamento, ritmi massacranti, sporcizia e soprattutto fame. Per questo il fisico di molti fu minato per sempre. A Genova i deceduti certi furono 14, su 1500. Il numero dei deceduti spezzini è minore, ma fa pensare a un numero di lavoratori inviati in Germania non certo piccolo. Gli archivi non ci dicono ancora tutta la verità, ma ci aiutano a raggiungerla. Dal 16 marzo al 28 aprile 1944 alcuni documenti tedeschi e fascisti rivelano che l’obiettivo era di avviare al lavoro in Germania 300 lavoratori del Muggiano. La ricerca deve continuare, per restituire a tutti i lavoratori che da questa vicenda furono coinvolti e spesso travolti una biografia, una storia, un volto.

*Co-presidente del Comitato provinciale Unitario della Resistenza