REDAZIONE SARZANA

‘Rinasce’ con un trapianto di rene. L’Inps le chiede di restituire i soldi

A un anno dall’intervento può lavorare part-time ma perde gli aiuti

Enrica Sarti

Santo Stefano Magra (La Spezia), 16 settembre 2018 - La sua seconda vita è iniziata un anno fa quando il trapianto del rene le ha restituito l’energia e lo spirito per tornare a lavorare, uscire e sentirsi finalmente meglio. Non certamente benissimo perché i rischi sono sempre elevatissimi. Enrica Sarti non può dirsi del tutto guarita perché convive con la possibilità di un rigetto e comunque le conseguenze dell’operazione si fanno costantemente sentire. Ma ha stretto i denti ed è tornata al lavoro con un contratto part-time in una casa di riposo per anziani di Ponzano Magra. Ma alla recente visita dell’Inps la sua condizione di invalida al 100% riconosciuta prima dell’operazione dell’aprile 2017, è scesa all’80 ma potrebbe diminuire ancora fino al 60 per cento con la conseguente perdita dei riconoscimenti previsti per le sue condizioni di salute.

Già le è stata tolta la possibilità di usufruire della legge 104, assegno di invalidità dimezzato, e adesso dovrà restituire all’Inps 4.800 euro. Perché? "Ho comunicato – spiega Enrica Sarti – attraverso il legale del patronato a luglio 2017 di essere stata sottoposta al trapianto e di essere tornata a lavorare. Avrebbero dovuto rispondere entro 90 giorni e invece qualche giorno fa ho ricevuto la comunicazione che mi impone di restituire la somma, ricevuta secondo il loro giudizio, ingiustamente. Come se un trapiantato improvvisamente guarisse e non avesse più nessun tipo di problema".

Enrica Sarti ha 54 anni, vive a Santo Stefano Magra, lavora, cerca di svolgere una vita normale ma con il lavoro part time, la decurtazione degli assegni e la restituzione della somma non può certo essere serena. «Non si tratta solo di un discorso economico – dice – se dovrò restituire i soldi ricevuti lo farò, usufruendo della rateizzazione. E’ un discorso umano, di scarsa considerazione nei confronti miei e di tutte le persone che come me provano sulla propria pelle cosa significa essere trapiantati. Mi ritengo fortunata perchè rispetto a tanti altri posso provare a condurre una vita tranquilla ma i continui dolori muscolari che sento e mi impediscono di fare sforzi oppure di rimanere in piedi per ore, potrebbero essere la conseguenza degli immunosoppressori assunti. Il che significa non stare proprio bene. Ma questo non è stato preso neppure in considerazione nell’ultima visita di controllo: i parametri sono quelli stabiliti da una tabella che, per altro fa differenza tra dializzati e trapiantati. Credo che occorra innanzittutto umanità e poi competenza. Io voglio lavorare, come ho fatto per 34 anni versando i contributi, e continuerò a farlo. Ma ci vuole sensibilità».

Massimo Merluzzi