di Anna Pucci
Non si arrende l’amministrazione comunale di Arcola che ritiene di aver diritto a vedersi versare dallo Stato un sostanzioso trasferimento erariale per compensare il minor gettito Ici negli anni dal 2001 al 2009, minor gettito derivante dalla autodeterminazione delle rendite catastali degli immobili di categoria D (opifici e altre strutture produttive). Per questo, dopo aver già vinto in primo grado e in appello contro i ministeri dell’Interno e dell’Economia e finanze, si costituirà in giudizio anche di fronte alla Corte di Cassazione, alla quale si è rivolta l’avvocatura dello Stato. In ballo ci sono circa 220 mila euro (più interessi e spese legali) che per Arcola davvero non sono poca cosa.
Il contenzioso è nato dal fatto che nel 2009 i ministeri hanno modificato il criterio sulla base del quale, fino a quel momento, il minor gettito veniva calcolato. Arcola aveva comunicato a Roma, per gli anni dal 2001 al 2009, un minor gettito Ici per un totale di 508.490 euro ma a seguito della nuova interpretazione normativa il Comune ha subito il recupero di un contributo statale già erogato di 99.449 euro e la revoca di un altro contributo Ici assegnato e poi non concesso per 120.417 euro "subendo un danno complessivo – è la tesi dell’amministrazione – di 219.867 euro". Per questo già nel 2016 l’ente ha trasmesso al ministero dell’Interno formale atto di diffida e messa in mora per ottenere in fase pre-contenziosa l’annullamento degli atti con cui erano stati ridotti o revocati i trasferimenti.Il ministero ha fatto orecchie da mercante e nel marzo 2017 il Comune ha fatto causa, vincendola: il tribunale di Genova con sentenza 2556 del 30 ottobre ha condannato i due ministeri a versare i 219.867 euro più interessi maturati dalla diffida al saldo effettivo e altri 12 mila euro circa di spese legali. I due ministeri hanno fatto ricorso, perdendo pure quello: con sentenza 1168 del 9 novembre 2022 la Corte d’appello di Genova ha confermato la sentenza impugnata, condannando i Ministeri a pagare al Comune, oltre al resto, altri 12 mila euro spese legali. Ma anche stavolta i ministeri non sono intenzionati a pagare e hanno presentato ricorso alla Corte di Cassazione. Il Comune si è quindi costituito in giudizio affidandosi al medesimo legale che lo ha assistito sin dall’inizio del contenzioso, l’avvocato Giuseppe Felli di Roma.