REDAZIONE SARZANA

Villa Ollandini, sbloccato l’iter: riparte il progetto di recupero

La pratica all’esame della Soprintendenza per il necessario parere

Tecnici a Villa Ollandini

Tecnici a Villa Ollandini

Sarzana, 14 giugno 2017 - CI SONO voluti tre anni per superare l’inghippo che impediva al progetto di Villa Ollandini di passare alla fase operativa, e quindi anche alla città di riavere il suo parco. Non bastava il protocollo d’intesa firmata a marzo 2014 da Cdp Immobiliare, proprietaria dello storico immobile, e il Comune. Impossibile adottare la variante urbanistica con un Piano regolatore scaduto, quindi la società ha dovuto aspettare la legge regionale arrivata di recente. Ora l’iter è disegnato: serve chiaro: Accordo di Programma, parere della Soprintendenza, poi l’approvazione in consiglio comunale. E il percorso è già cominciato. Nei giorni scorsi Cdp Immobiliare, ex Fintecna, ha infatti inviato alla Soprintendenza l’Accordo di Programma per l’approvazione dello Strumento Urbanistico Attuativo su cui dovrà arrivare un parere che sarebbe scontato. Il progetto sembra dunque vicino alla fase finale che porterà il Comune a riavere il parco ad uso pubblico e due edifici, la società controllata da Cassa Depositi e Prestiti a iniziare la vendita o la locazione dei vari immobili per realizzare gli interventi di recupero previsti.

IL PROGETTO, modificato rispetto al primo, era stato presentato a ottobre del 2015, prevedeva il recupero dei fabbricati esistenti e dei percorsi storici un tempo carrozzabili, la riqualificazione dei 15mila metri di parco e nessun aumento delle volumetrie. Un progetto di ampio respiro, che dovrà consegnare alla città, nella parte pubblica, una delle aree verdi più belle del territorio e tra le più facilmente fruibili. Un progetto complessivo che viene valutato sui 10 milioni di euro. A presentarlo Maria Carla Filauro della Cassa Depositi e Prestiti Immobiliare Srl, società proprietaria dell’intero complesso, insieme all’architetto Enrico De Carlo che ha realizzato la progettazione architettonica e urbanistica, l’architetto paesaggista Stefania Spina e l’ingegnere Michele Sansò per la progettazione infrastrutturale. Per rendere il progetto realizzabile, l’amministrazione ha dovuto cambiare la destinazione d’uso della villa tornata ad essere residenziale come era in origine e non più per attività sanitarie. In contropartita al Comune rimarranno il parco di accesso che sarà ad uso pubblico, la casa del custode trasformata in biblioteca (316,56 mq) e la ex limonaia (277,31 mq) che diventerà un’area di ristoro e un punto informazioni. L’accordo prevedeva che rimanesse a carico della Cassa Depositi e Prestiti la sistemazione di tutta la parte pubblica: la riqualificazione del parco e la ristrutturazione della ex casa del custode e della limonia. Dopo la presentazione il Comune doveva dare il via all’istruttoria, il progetto doveva essere visionato dalla Sovrintendenza, dalla Regione, approdare in Commissione Territorio e infine in Consiglio comunale per l’approvazione finale. Un iter burocratico, necessario sia per la parte pubblica che per quella privata, che in realtà è risultato ben più lungo di quanto preventivato proprio per la mancanza di una piano regolatore valido. La nuova legge consente ora, attraverso l’accordo di programma, di procedere nell’approvazione della variante in ragione dell’interesse pubblico.