Venezia, 4 settembre 2022 - "Ho scritto e riscritto il mio primo romanzo perché non volevo annoiarmi". Così Bernardo Zannoni spiega la genesi di "I miei stupidi intenti" (Sellerio), il libro con cui ha vinto la sessantesima edizione del Premio Campiello, trionfando con 101 voti su 275 votanti della giuria popolare: è la storia di un animale, di una faina che scopre il mondo, le sue verità e le sue menzogne. "Ero talmente convinto che non avrei vinto, che non avevo nemmeno preparato il discorso. Vengo quasi da nulla e ringrazio chi ha creduto in me. E' la mia prima opera pubblicata ed ho già fatto un casino".
Sono state queste le prime parole dette dal ventisettenne scrittore di Sarzana (La Spezia). "Con questa vittoria, la mia vita è cambiata al 100%, sono molto contento - ha aggiunto Zannoni - Ho cominciato a 21 anni a scrivere questo romanzo, dopo varie esperienze di composizione - canzoni, poesie, sceneggiature - ho avuto il coraggio di ritornare alla prosa, più faticosa e complicata". Dopo l'esordio fulminante, è già al lavoro per prossimo libro. "Comunque io vado con i miei tempi. Se ci sarà un secondo romanzo lo verrete a sapere", confida con un certo piglio deciso ai giornalisti nella sua prima intervista nella notte del Campiello.
Per il giovane Zannoni la narrativa sembra assumere una funzione esistenziale: "La scrittura riesce sempre a divertirmi in tante maniere, a plasmare la realtà come vorrei io, a farmi rivivere meglio i ricordi, a svuotarmi di certe emozioni di cui vorrei sbarazzarmi. Scrivere è una cosa che mi diverte tantissimo. Quando tu sei entrato in una storia e vedi che i tuoi personaggi sono vivi e camminano sulla tua mano, non puoi far altro che vedere dove devono andare a parare. E' come vedere un film molto lungo". E a Venezia, a pochi passi dal Lido, dove si svolge in questi giorni la Mostra del Cinema, il neovincitore del Campiello sta per fare un salto per curiosità: "Mi piacerebbe ovviamente che il mio romanzo diventasse un film, fatto con la giusta attenzione e le giuste idee sarebbe bello. Il cinema è una mia grande passione".
Nella sua prima intervista il 27enne Zannoni si è anche presentato come un figlio, un ribelle ma geniale nella sua sregolatezza: "Ho fatto le scuole elementari, le medie e il liceo classico a Sarzana e mi sono diplomato con 60, il voto minimo, e un calcio in culo perché i professori non mi sopportavano: ero molto scomodo, perché non avevo rispetto per le regole. Però non sono mai stato bocciato, solo rimandato a settembre, anche a italiano. Dopo il liceo ho deciso di non proseguire con l'università, non mi volevo più farmi nutrire di nozioni che non mi servivano: l'individuo si era formato, il liceo aveva fatto la sua parte".
"Non sapevo benissimo chi ero, però avevo le armi per affrontare il futuro, quando mi madre mi suggerisce la Scuola Holden di scrittura creativa di Torino - ha raccontato sempre Zannoni - Ho fatto il test e sono arrivato tra i primi ammessi: ho conosciuto Torino, che è una città bellissima, però alla Scuola Holden ho fatto l'80% delle assenze e Marco Missiroli mi legnava perchè era abbastanza assurdo che non frequentassi. Avevo 19 anni e non capivo il potenziale di quella scuola. Io mi improvvisavo cantautore e andavo in giro per i locali di Torino. E poi a un certo punto ho tagliato la corda e sono tornato a Sarzana. Per vivere faccio lavoretti: ho fatto il facchino, il cameriere e a volte aiuto un mio amico a riparare barche e guido anche la barca per i turisti. In qualche maniera qualche soldo riesco a raccattarlo".