Siena, 15 giugno 2023 – Il migliore amico dell’uomo. Fedele. Capace di stargli vicino nei momenti più bui, quando magari gli altri svaniscono. Ma lui è sempre lì, ad aspettare una carezza e, soprattutto, a testimoniare il proprio amore.
Anche per questo la storia dei cani di razza pregiata allevati da un uomo di Monteroni, in una struttura alle porte del paese, aveva suscitato scalpore quando nel 2020 c’era stato il blitz dei carabinieri forestali: furono sequestrati oltre venti esemplari. C’erano razze soprattutto da caccia, tra gli altri setter e pointer che avevano vinto concorsi internazionali.
Vennero portati all’epoca in due strutture, parte anche al canile di Murlo. In tutto 23, due dei quali poi morti proprio in quest’ultimo rifugio, come emerso in tribunale. L’uomo era infatti imputato nel processo per maltrattamenti di animali ed esercizio arbitrario della professione veterinaria, a seguito degli accertamenti svolti dai carabinieri coordinati dal pm Sara Faina.
E’ emerso, durante il dibattimento, che i cani erano per l’uomo la sua vita. Una passione sconfinata. Tuttavia veniva accusato di custodirli in box troppe stretti e in condizioni non compatibili con il benessere animale. Alcuni sarebbero anche stati malati con patologie che potevano essere segno di una profonda incuria. Hanno testimoniato una responsabile dell’Asl, tre veterinari chiamati dalla procura a descrivere le condizioni dei cani che avevano avuto modo di seguire.
Un processo non privo di tensioni quello che si è celebrato davanti al giudice Francesco Cerretelli. Il pm Faina aveva chiesto la condanna dell’uomo di Monteroni a 2 anni e 6 mesi, più il pagamento di 30mila euro di multa. A difendere l’imputato ha pensato l’avvocato Josef Mottillo. Il giudice ha assolto l’allevatore per il reato di maltrattamenti ed esercizio abusivo della professione veterinaria . Il reato è stato poi derubricato in abbandono di animali per cui è stata applicata una pena di 6.500 euro di ammenda.