
Sarà riaperta al pubblico domani alle 16,30 dopo gli interventi conservativi di Gavazzi. Nei mesi estivi ripartiranno gli scavi archeologici curati dall’Università di Siena. .
Dopo un accurato intervento di restauro, per la prima volta nella storia, domani alle 16.30, all’Abbazia di San Galgano, verrà aperta al pubblico la sacrestia inferiore del monastero cistercense, comunicante con la famosa chiesa priva del tetto. L’apertura della sacrestia rappresenta un risultato importante del progetto di valorizzazione dell’Abbazia, che ha preso avvio con il passaggio della proprietà demaniale dallo Stato al Comune di Chiusdino, avvenuto nel 2017.
Oggi infatti l’Abbazia è un centro culturale pulsante di vita e di attività, dove le ricerche interdisciplinari che ne interessano le strutture e il deposito archeologico supportano le scelte progettuali dei cantieri di restauro, secondo un esemplare modello di intervento, che scaturisce dalla collaborazione permanente tra professionisti delle diagnosi sui beni culturali, progettisti e committenza, svolto sotto il controllo attivo della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Siena, Grosseto e Arezzo, che per il Comune di Chiusdino costituisce un partner istituzionale fondamentale, oltre che garante della qualità e del rigore filologico delle attività di restauro e di valorizzazione. San Galgano rappresenta anche la principale porta di accesso al parco culturale diffuso in via di costituzione, che nell’arco di un anno porterà all’apertura di un nuovo museo nel centro storico, realizzato grazie a un importante finanziamento PNRR. Dopo la messa in sicurezza dell’intera chiesa abbaziale, portata a compimento negli anni scorsi con un intervento estensivo che ha interessato anche le bifore, inizia ora l’apertura degli ambienti finora rimasti esclusi dalle visite.
La sacrestia, completata entro la metà del Duecento, era lo spazio destinato a ospitare gli oggetti liturgici e gli importanti reliquiari fra i quali, probabilmente, quello prezioso racchiudente la testa di San Galgano, realizzato nel XIII secolo dall’orafo senese Pace di Valentino e oggi esposto presso il Museo d’Arte Sacra di Chiusdino. Dopo il trasferimento a Siena dei monaci cistercensi, seguì il declino della grandiosa abbazia. Nel 1786 a seguito di un fulmine ci fu il crollo del campanile, che si abbatté sull’abbazia, lasciandola priva delle coperture, cosa che ne accelerò il degrado, che incise soprattutto sulle superfici intonacate e dipinte. Con la ruralizzazione del monastero la cripta venne trasformata in cantina e, infine, in anni più recenti, in falegnameria.
Il restauro, appena completato sotto la direzione lavori dell’architetto Giulio Romano e finanziato dal Comune di Chiusdino, che ha espresso anche il controllo scientifico, ci restituisce un ambiente di grande suggestione, emblematico delle complesse vicende storiche dell’Abbazia, impreziosito dagli interventi conservativi condotti dal restauratore Massimo Gavazzi sui resti dei dipinti murali. Al suo interno vengono presentate due guglie superstiti delle quattro originariamente previste per la facciata, allestite in questo spazio dopo il loro recupero condotto dalla restauratrice Maura Masini. Proseguono intanto i lavori per la realizzazione della nuova biglietteria e la progettazione relativa al recupero del dormitorio dei monaci, al piano superiore dell’ala monastica che, in sostanza, condurrà quasi al raddoppio degli spazi visitabili.
Tutti gli anni, nel corso dell’estate, proseguono gli scavi archeologici curati dall’Università di Siena che attualmente interessano gli spazi un tempo occupati dai fabbricati che delimitavano il chiostro e che già hanno riportato in luce i resti del refettorio e delle cucine, contribuendo a ricostruire la vita dell’Abbazia e, tra le altre cose, l’alimentazione dei monaci, basata su un costante consumo di pesce, cosa alquanto singolare, considerando la posizione dell’edificio. I risultati degli scavi e delle ricerche vengono trasmessi in diretta ai numerosi visitatori, che ormai si attestano sulle circa 160.000 presenze annue, tramite tour guidati condotti direttamente dagli archeologi e da ricercatori professionisti, o tramite interventi di living history in costume storico, indirizzati al costante coinvolgimento dei partecipanti nelle numerose attività dispiegate.
Visitare oggi San Galgano significa essere coinvolti nelle scoperte, nelle ricerche e nei restauri, ai quali è possibile contribuire anche tramite il semplice acquisto del biglietto di ingresso.