REDAZIONE SIENA

Violenza sessuale, il caso di Chianciano: “Non c’erano i presupposti per misure cautelari”

La denuncia di una atleta minorenne di scherma per i presunti abusi avvenuti in ritiro. C’è un comunicato della procura, che spiega come ha agito

La presunta violenza si è consumata negli ambienti della scherma

La presunta violenza si è consumata negli ambienti della scherma

Chianciano (Siena), 4 marzo 2024 – La procura di Siena “si è subito attivata e non c'è stata richiesta di misure cautelari «non ravvisandone i presupposti».

Così in una nota la stessa procura in merito alle indagini sulla presunta violenza sessuale di gruppo ai danni di una schermitrice avvenuta nella notte tra il 4 e 5 agosto scorsi a Chianciano.

La Procura spiega di aver ricevuto la notizia di reato nel tardo pomeriggio del 5 agosto e di aver dato le prime disposizioni per le indagini nella stessa serata.

Sulle misure cautelari, spiega che è una decisione di cui «se ne assume ogni responsabilità» e per la quale «è pronta a dare ogni e qualsiasi spiegazione nelle opportune sedi». La procura respinge poi le accuse di inosservanza del codice rosso. A firmare il comunicato, il procuratore capo di Siena Andrea Boni. 

Nella ricostruzione della vicenda, i carabinieri di Chianciano, per primi, avvisano il pm di turno sulla presunta violenza subita da una minore durante un ritiro di scherma.

«Analoga comunicazione, attinente allo stesso fatto, veniva inoltrata dalla Squadra mobile di Roma che provvedeva tempestivamente, in coordinamento con il predetto magistrato» a sentire «a sommarie informazioni testimoniali una persona e ad acquisire la documentazione medica presso la struttura sanitaria dove si era recata la minore».

La nota sottolinea che «nella medesima serata del 5 agosto 2023, venivano sottoposti a sequestro due telefoni cellulari, in uso agli indagati» e venivano sentiti otto tesi, sei italiani e due tedeschi.

«La stessa polizia giudiziaria provvedeva a verificare l'eventuale esistenza di telecamere di videosorveglianza ed estrapolava immagini utili alle indagini provenienti dal sistema di sicurezza pubblico», aggiunge il comunicato.

Le notizie di reato provenienti dalla pg venivano depositate il 7 agosto, giorno in cui il pm provvedeva alla «tempestiva iscrizione del fascicolo ipotizzando, a carico di due soggetti maggiorenni, l'ipotesi di reato» di violenza sessuale di gruppo aggravata.

Sempre il 7, spiega la procura, il magistrato delegava la Squadra mobile di Roma a sentire «la presunta persona offesa entro il termine di 3 giorni, così come previsto dalla legge»: la ragazza venne poi sentita il 9 agosto «con l'ausilio di un interprete e di un'esperta in psicologia; l'atto veniva integralmente videoregistrato». Il 10 agosto veniva poi sequestrato il cellulare in uso alla presunta persona offesa.

Sulla vicenda è intervenuto anche il presidente federale della Fis Paolo Azzi. “La ricostruzione, fornita dalla magistratura inquirente, conferma in pieno la correttezza dell'operato della Federazione Italiana Scherma e l'attenzione prestata al caso nel rigoroso rispetto dei ruoli e del profondo senso di responsabilità che una vicenda così delicata impone. Nel corso delle indagini preliminari, chiarisce inoltre la Procura in una dettagliata nota stampa, riporta ancora la Federazione Italiana Scherma, "il titolare del procedimento ha avuto plurimi contatti con la Federazione Italiana Scherma alla quale è stata rappresentata più volte l'impossibilità di comunicazioni formali in pendenza di indagini preliminari. Analoga impossibilità di comunicazione, in considerazione dell'esistenza del segreto istruttorio, è stata rappresentata per iscritto alla Procura Generale dello Sport del Coni”.