
La moglie del grande giornalista morto nel 2020 parla del libro dalla sua casa a San Casciano dei Bagni "Lui mi ha insegnato la semplicità nello scrivere, l’utilizzo di parole comprensibili, i periodi brevi".
Adele Grisendi è una donna moderna. Nello sguardo e nel pensiero. Suo marito Giampaolo Pansa è stato uno dei più importanti giornalisti italiani ed è morto il 12 gennaio 2020. Da allora lei vive anche per lui perché erano una cosa sola, una coppia indissolubile nella vita e nel lavoro. Nel 2001 affittano una casa a San Casciano dei Bagni e poi decidono di comprarla e di trasferirsi qui.
"Ogni volta che superavamo Le Piazze per arrivare a San Casciano- racconta Adele Grisendi - appena il bosco ai lati della strada si infittisce, Giampaolo mi diceva ‘Ti ringrazio di avermi portato in questo Paradiso’". San Casciano è stata infatti la ragione per cui le altre case, quelle di Roma e di Siena, sono state chiuse. Nel 2003 esce ‘Il sangue dei vinti’ che vende oltre un milione di copie e la vita di Pansa cambia definitivamente. Alcuni degli amici e colleghi di sempre prendono le distanze da lui e da Adele. ‘Il sangue dei vinti’ è infatti un saggio storico che ha avuto un forte impatto sulla rilettura della resistenza. Da qui un prima un dopo. Nel 2008, sullo stesso tema, Pansa scrive un romanzo storico dal titolo ‘I tre inverni della paura’. Adele lo accompagna nei lunghi viaggi alla ricerca delle storie e delle testimonianze nel famoso ‘triangolo della morte’, in Emilia "Io guidavo e lui leggeva i giornali" e collabora nella scrittura "Ero la sua editor. Sviluppavo la parte del romanzo mentre lui, da storico, quella legata ai fatti e alla verità".
Qualche giorno fa è uscito il nuovo romanzo di Adele Grisendi, edito da Rizzoli, dal titolo ‘La figlia di Nora’. "Sentivo che questo romanzo era necessario – dice Grisendi – E’ stata una grande prova per me. Volevo dare un seguito alla storia di Nora Conforti, protagonista de ‘I tre inverni della paura’ che viene uccisa e lascia due figli piccoli. Nel mio romanzo racconto una storia privata, le dinamiche all’interno della famiglia, i ragazzi che contestano le scelte e i ragionamenti dei grandi diventando così figli del loro tempo, racconto anche la storia pubblica di questo Paese come, ad esempio, il referendum sul divorzio e racconto soprattutto una storia universale, quella che descrive la perdita di una madre; un’assenza che pesa per sempre". Grisendi ricorda lo scambio intellettuale con suo marito. "Lui mi ha insegnato la semplicità nello scrivere, l’utilizzo di parole comprensibili, i periodi brevi e l’impiego di sinonimi. Era talmente ossessionato che aveva scritto un suo personale vocabolario di sinonimi e contrari. Io invece gli ho fatto comprendere quanto le donne fossero importanti nella società. Certo che lui lo sapeva bene, essendo cresciuto a Casale Monferrato con una madre ‘proto femminista’ ma sicuramente il mio passato da dirigente della Cgil gli ha permesso di vivere tante storie di soprusi. E’ stato lui a convincermi a scrivere ‘Giù le mani’, un libro sulle molestie nel luogo di lavoro raccontate dalle donne che le hanno subite".
Federica Damiani