
Più di un milione di euro da restituire allo Stato, passando per la prefettura di Siena. Saranno un prete che ha smesso gli abiti, don Aimè Rwamashuri, originario del Burundi e già parroco a Sassofortino, in provincia di Grosseto, e due imprenditori, Guido Pacchioni di Sovicille e Alfonso Gai di Monticiano, amministratori della srl Cassiopea, a dover pagare il risarcimento. Perché, secondo l’accusa alla base della sentenza della Corte dei Conti della Toscana, avrebbero creato ad arte una società, usando prestanome, per poter partecipare alle gare sull’accoglienza per i richiedenti asilo.
Il prefetto Armando Gradone non ha ancora ricevuto il dispositivo della sentenza della magistratura contabile. "Ma la notizia conferma la fondatezza delle nostre intuizioni nella primavera del 2017. Quando avevamo - ricorda il prefetto - individuato delle irregolarità nella gestione delle strutture per l’accoglienza dei migranti. Tanto che poi abbiamo escluso quelle società dalle procedure di gara".
L’inchiesta all’epoca fece scalpore e sollevò il velo su troppe società che facevano affari sporchi sulla pelle dei richiedenti asilo, sfruttando i fondi messi a disposizione dallo Stato. La gara in questione era un appalto per 19 milioni e 162 mila euro, le società messe nel mirino della prefettura e della Guardia di Finanza erano la Cassiopea srl e la Gabriella.
"Partecipavano alle gare - ricorda ancora il prefetto Gradone - attraverso società fittizie. Il processo penale è ancora in corso, dalle indagini condotte anche dalla Guardia di Finanza scaturì un contenzioso, passato anche da sentenze al Tar e dalle sanzioni dell’Autorità nazionale anticorruzione".
Prima il Tar respinse il ricorso delle società escluse dalle gare, poi l’Autorità presieduta all’epoca da Raffaele Cantone, sanzionò le due società con una multa pecuniaria e la sospensione di 6 mesi dalle gare.
"Non so come la Corte dei Conti abbia calcolato il milione di euro di risarcimento, somma che fa riferimento - continua Gradone - alle erogazioni della prefettura per i vari centri di accoglienza. L’ex parroco era a capo di una cooperativa che forniva servizi di assistenza".
Oggi non ci sono più i 35 euro al giorno per ogni richiedente asilo, il numero dei migranti si è sensibilmente ridotto, anche a causa dell’emergenza Covid.
"Quando abbiamo visto irregolarità - conclude il prefetto - abbiamo tolto dal perimetro di gara diversi gestori, dopo controlli nelle strutture. Oggi abbiamo 24 strutture operanti in provincia, in 12 Comuni. Si tratta in prevalenza di piccole cooperative, insieme a centri più grandi. Che gestiscono l’accoglienza complessiva di 350 richiedenti asilo ospitati in provincia".
Passando al processo, anche la procura aveva accesso i riflettori sul modo in cui veniva impiegato il denaro destinato dal governo per l’accoglienza ai migranti. Chiese e ottenne dal gip il giudizio immediato per l’imprenditore Guido Pacchioni, che era stato agli arresti domiciliari ed è difeso da Vincenzo Martucci di Firenze e da Josef Mottillo di Colle Val d’Elsa. Le accuse nei suoi confronti sono turbativa d’asta, calunnia e autoriciclaggio. Il processo è ancora in corso, la prossima udienza sarà a metà luglio. Si chiarirà se è possibile sentire come testimone don Aimè, l’ex parroco che ha patteggiato.