Aggressioni a sanitari: "Una reazione di rabbia"

Il direttore della sorveglianza sanitaria Asl spiega il fenomeno e le misure

Aggressioni a sanitari: "Una reazione di rabbia"

Riccardo Bassi dell’Asl Sud Est

L’ultima aggressione ad un sanitario è avvenuta nel weekend scorso all’ospedale Misericordia di Grosseto, dove un uomo ha preso a calci e pugni un medico del Pronto soccorso. "L’uomo è arrivato in evidente agitazione psicomotoria, forse sotto effetto di sostanze e all’arrivo dello specialista l’ha aggredito. Un paziente problematico di per sè, ma questi epiosodi sono ormai sempre più frequenti: la violenza è insita purtroppo nella società", racconta Riccardo Bassi, direttore Sorveglianza sanitaria dell’Asl Toscana Sud Est.

Si torna a parlare di aggressioni ai danni di operatori sanitari e in ambienti sanitari: "I dati mandati all’Osservatorio regionale relativi al 2024, dal 1° gennaio al 30 settembre scorso – rivela il direttore Bassi –, segnalano nella nostra area vasta 72 aggressioni a infermieri, 35 a medici, 12 a operatori sanitari e 3 ad altri operatori, uno ai danni di un assistente sociale e uno ad un soccorritore volontario. Il 35 per cento delle aggressioni è avvenuto all’interno di un Pronto soccorso o comunque in ambito di emergenza-urgenza, a seguire sono la Psichiatria e i Serd (Servizi dipendenze) gli ambiti assistenziali più attenzionati".

Perché sempre più casi? Per quali motivi esplodono queste reazioni aggressive? "Ci sono diverse cause scatenanti – prosegue il direttore della Sorveglianza sanitaria –: sono reazioni ad attese lunghe, nel caso dei Pronto soccorso ad esempio; poi c’è lo stato emotivo per la diagnosi data ad un familiare; infine può esserci una comportamento antisociale o comunque alterato dovuto all’uso di sostanze. Fatto sta che nella sfera del ’cervello emotivo’ si origina rabbia e il comportamento umano regredisce a quello animale quando è attaccato e in pericolo".

E dunque l’Asl come difende i suoi operatori? "Oltre alle misure di legge, con la recente approvazione dell’arresto – ancora il dottor Bassi –, abbiamo misure strutturali tecnologiche: dai pulsanti di allarme per attivare l’intervento della sorveglianza, alle telecamere nelle zone di accesso e uscita dei presìdi sanitari, non invece negli ambulatori che sono tutelati dalla privacy. Poi noi facciamo formazione al personale, ai neoassunti e agli operatori del Pronto soccorso, anche per gestire e favorire la de-escalation delle situazioni. Abbiamo anche previsto l’impiego di addetti ad hoc alla gestione dei casi, per facilitare la presa in cura, l’attesa e la comunicazione dei pazienti dei pronto soccorso, in modo da prevenire l’aggressione".

Paola Tomassoni