RICCARDO BRUNI
Cronaca

Ai Rozzi c’è ‘Intorno a Don Carlos’. Prove di autenticità per Filiberti

Martedì e mercoledì alle 21 in scena uno spettacolo fatto di parole, movimenti, luci, suggestioni, musica

Un momento dell’incontro di Marco Filiberti con il pubblico

Un momento dell’incontro di Marco Filiberti con il pubblico

Con il suo ‘Intorno a Don Carlos: prove di autenticità’ torna a Siena, sul palco dei Rozzi, Marco Filiberti. Un artista irrituale, che ha saputo sperimentare con i linguaggi del teatro e del cinema proponendo al pubblico visioni mai scontate, sempre frutto di una straordinaria ricerca artistica. Sarà lui a chiudere la programmazione del ‘Sipario blu’, per la stagione dei Teatri di Siena, martedì e mercoledì (alle 21). Filiberti scrive e dirige questa ‘Kammerspiel (letteralmente ‘recitazione da camera’) in due atti’, da Friedrich Schiller, portando in scena uno spettacolo fatto di parole, movimenti, luci, suggestioni, musica. Tutto in un unico flusso narrativo, che con la sua potenza coinvolge il pubblico, andando a toccare direttamente le emozioni.

"È un progetto che mi sono portato nel cuore per molto tempo – racconta Filiberti – e vivendo sulla mia pelle alcune delle caratteristiche del protagonista. Il rapporto con le istituzioni, prima di tutto, che ha portato la mia natura artistica così fuori dallo scenario accreditato dal sistema. Venivo da un progetto impegnativo e volevo tornare a una dimensione più intima. Così ho ripreso in mano questo spettacolo, con un impianto luci importante, curato da Mauro Toscano, che ripropone in scena i fondali di Rembrandt".

La ‘recitazione coreografata’ è una cifra distintiva di questo lavoro, che utilizza linguaggi diversi in un unico spartito. "Il mio lavoro – spiega Filiberti – ha al centro la dimensione della musica e della musicalità. Ogni gesto può esserlo. Posso farlo solo con un coreografo come Emanuele Burrafato. Il risultato finale è una recitazione naturalissima, una prosa poetica che non atterra mai. Non ci sono musiche che accompagnano, ma con Stefano Sasso si crea una drammaturgia musicale che dialoga con quella testuale e narrativa. È uno spettacolo sicuramente complesso, strutturato su vari livelli, ma nella bellezza delle sue scene è capace di arrivare anche al pubblico meno preparato".

Nato a Milano, nel 2013 si è trasferito in Val d’Orcia, dove ha curato diversi progetti legati al territorio, partendo da una produzione realizzata interamente in un giardino. "Il mio sogno – conclude l’artista – sarebbe un mio teatro in questo territorio. Ci sono fornaci che potrebbero essere riassettate per questo scopo. Strutture di archeologia industriale che potrebbero essere un posto meraviglioso per un teatro svincolato da logiche commerciali".

Riccardo Bruni