ORLANDO PACCHIANI
Cronaca

All’Hotel Garden sbarca Marriott. Stasi: "È la soluzione migliore"

Dopo sessanta anni, la famiglia ha ceduto la proprietà dello storico albergo. Già avviata la ristrutturazione "Per me è un distacco importante, ma era necessario garantire investimenti adeguati alla struttura".

All’Hotel Garden sbarca Marriott. Stasi: "È la soluzione migliore"

Il momento della firma per la vendita del Garden tra Luisa Stasi e Nevius Glussi, ad della 753 Hospitality

Oltre a migliaia di turisti, ha ospitato senesi di ogni generazione, per battesimi e matrimoni, congressi e serate conviviali. L’Hotel Garden ha rappresentato per sessanta anni una sorta di porta di accesso alla città da nord, un crocevia dal quale prima e poi era normale passare, con quell’arco affacciato sulla strada principale all’altezza di Palazzo Diavoli, come un invito a scoprire il bellissimo parco.

Dal primo novembre il Garden ha iniziato un nuovo percorso con il passaggio di mano a un fondo di investimento internazionale e al conseguente inserimento nella prestigiosa catena Marriott. Sono stati avviati lavori di ristrutturazione, con l’obiettivo di riaprire la prossima estate. "Questo passaggio rappresenta un importante ponte di sviluppo per questa azienda. Il mondo del turismo è fortemente cambiato negli ultimi anni, le grandi strutture alberghiere sempre più si sono inserite in catene internazionali per assicurarsi investimenti funzionali a un posizionamento verso una clientela di fascia molto alta. Sono felice e orgogliosa della lunga storia di questa azienda e del nuovo futuro che scriverà", dice Luisa Stasi, che dal babbo Umberto ha ereditato la passione per una professione sempre più complessa, soprattutto per le aziende familiari.

Cosa significa per lei questo passaggio?

"Il ricordo di una vita intera e dell’affetto di tante persone. Quando eravamo chiusi nel periodo del Covid, mi fermavano a ogni angolo chiedendomi quando saremmo ripartiti. Mi porto dietro questo e il forte legame con il personale, oltre a tantissime immagini e pensieri".

Come partì questa avventura?

"Mio babbo Umberto comprò la villa nel 1964 dalla famiglia Bargagli Petrucci e avviò l’attività alberghiera con venticinque stanze. Oggi sono 125, con novemila metri quadri di costruito e quaranta persone di staff nel periodo estivo".

Perché la scelta di passare la mano?

"Il periodo del Covid è stato durissimo per tutto il settore alberghiero. Per un’azienda grande a conduzione familiare ovviamente il peso è stato ancora maggiore. Era arrivato il momento di trovare una soluzione per garantire un futuro di sviluppo diverso a una struttura che considero casa, famiglia.".

Ha parlato di orgoglio per la soluzione individuata.

"Volevo avere la possibilità di decidere io come muovermi, così è stato. Abbiamo superato le difficoltà legate al periodo Covid, ci tengo a ringraziare Banca Finint che mi ha affiancato. Le offerte erano tante, sono convinta che abbiamo scelto il meglio".

Che futuro immagina per il suo Garden?

"Ovviamente la parola passa ai manager del nuovo gruppo. Ma sarà una struttura di alto livello, un urban resort di lusso per intercettare una domanda cui Siena oggi fatica a rispondere. Per adeguare l’hotel servono ingenti investimenti che non potevamo garantire come abbiamo sempre fatto. Da qui la scelta di passare la mano ".

Per il turismo in generale è una fase delicata, come lo vivete?

"Non è facile competere con le nuove forme di concorrenza. Noi abbiamo scelto di diversificare l’offerta, tra Hotel Italia, Relais degli Angeli e Villa Agostoli: Siena Inns, con l’impegno in particolare di mia figlia Flaminia, continua a garantire una proposta basata sulla professionalità, l’esperienza e la qualità. Anche per questo era necessario fornire al Garden un’opportunità diversa e di altro livello, considerate le enormi potenziali della struttura. L’interesse delle catene internazionali dimostra che era lo scenario giusto".

Com’è stato il momento della firma?

"A quella mi sono emozionata, ma niente in confronto con la cena di saluto a tutto il personale. Lì non ho saputo trattenere la commozione ". Proprio come ora, al termine dell’intervista.