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Andrea Boni nuovo Procuratore Repubblica a Siena, "Un ritorno a casa"

Il nuovo procuratore della Repubblica a Siena, Andrea Boni, ha espresso la sua prima impressione dopo l'insediamento: è un ritorno a casa dopo anni di esperienze in altre procure. Il procuratore parla di un clima migliorato a Siena e della necessità di risorse per gestire la giustizia. Boni spera di concludere la carriera nella sua terra, nella speranza che la salute lo accompagni.

Andrea Boni nuovo Procuratore Repubblica a Siena, "Un ritorno a casa"

di Pino Di Blasio

SIENA

"Non è affatto una rivalsa, è un ritorno a casa dopo anni di esperienze in altre procure. Amo questa terra, penso che a Siena il clima sia migliorato". E’ la prima impressione di Andrea Boni, da ieri nuovo procuratore della Repubblica a Siena. E’ stato per più di sette anni procuratore a Urbino, per 17 anni alla procura di Montepulciano e per altri tre anni, dal 2013 al 2016, sostituto procuratore a Siena.

Qual è l’impressione dopo la cerimonia di insediamento?

"Sono rimasto contento, è stata un’accoglienza molto calorosa da parte dei colleghi, del Foro, della polizia, delle forze dell’ordine. E’ stato un bell’inizio".

Che effetto fa tornare da procuratore dove si è stati sostituti e dopo i tanti anni alla guida di Montepulciano?

"Sono stato 17 anni a Montepulciano. Riguardo alla chiusura dei piccoli tribunali, ho una mia idea, forse falsata dal fatto che vengo da Urbino. Ritengo che piccolo sia bello perché dà certezze sulla fine dei processi. Accade anche nelle sedi medio-piccole come Siena. Anche la politica oggi sta riflettendo sull’opportunità di una giurisdizione di prossimità".

Lei spera in una riapertura di Montepulciano?

"Non parlo di Montepulciano, è un discorso generale anche se non credo a riaperture. Se il Governo oggi riflette su sedi giudiziarie più piccole dovrà accompagnare le eventuali riaperture da risorse sufficienti per gestire la giustizia. La prima cosa che mi hanno chiesto a Siena è ottenere risorse, in particolare personale tecnico, per far funzionare gli uffici".

Qual è l’organico di cui avrebbe bisogno a Siena?

"La scopertura è del 50%. Non parlo dei magistrati ma del personale amministrativo. Manca solo un pm, la dottoressa Sara Faina è andata via e sarà sostituita a gennaio. Servirebbero una ventina di persone in più nell’organico amministrativo".

Non sarà facile averle.

"Per questo parlo di mutazione genetica per il ruolo di procuratore. Deve essere un manager, un cercatore di risorse. Un compito che rischia di metterti in una posizione poco comoda di chiedere favori. Caratterialmente non mi ci sento portato".

Che ricorda dei suoi anni da sostituto procuratore a Siena?

"Sono rimasto 3 anni, era il periodo del travaso, della fusione con Montepulciano. Erano anni difficili, unificare due tribunali era una questione complessa. Poi iniziavano le inchieste sul Monte dei Paschi; non riguardavano me ma tre colleghi totalmente dedicati ai fascicoli. Un periodo complicato per la città. Oggi mi sembra che il clima sia differente".

Sa che ci sono altre inchieste ancora in piedi?

"Oggi non sono in grado di dire nulla, ammesso che possa, sulle inchieste aperte, sullo stato delle indagini e dei processi a Siena. Per anni non ho letto nulla. Ma le parlavo del clima che mi sembra mutato in città".

E’ tornato a casa anche fisicamente?

"Sì, abito a Torrita con la mia famiglia. Sono andato via da Siena perché feci domanda per la procura di Urbino. Qual è il mio stato d’animo? Se la salute regge, se sarò confermato quattro anni, finirò la carriera nelle mie terre. Sono contento di questo e mi è piaciuto anche salutare oggi vecchi compagni di università a Siena".