Siena, 18 luglio 2020 - «Quanto mi farebbe piacere poter incontrare la madre-coraggio di Siena che ha denunciato ai carabinieri il contenuto del cellulare del figlio 13enne, dando il via all’inchiesta sulla chat dell’orrore. Se lei lo desidera, naturalmente. Capisco che voglia mantenere una certa riservatezza". Tende la mano, l’arcivescovo di Siena Augusto Paolo Lojudice. Che leva la voce sui fatti dell’indagine partita da Siena dove ragazzini si scambiavano video e foto terribili, alcuni inneggianti al nazismo e al razzismo, definendoli "agghiaccianti". E ripropone "l’urgenza di adottare le iniziative volte a tutelare l’infanzia, soprattutto quella più fragile. C’è necessità di un patto tra famiglie, istituzioni e Chiesa per dare voce e spazio ai più piccoli spesso vittime silenziose di veri e propri mostri". Gli episodi emersi anche nel secondo filone di indagine dei carabinieri sono terrificanti. Perché tanta violenza nei giovanissimi? "Oggi non c’è più un limite a niente, si cerca di andare sempre oltre. La pornografia è data per assodata, tanto che si guarda a qualcosa di più perverso. Accedere a certe scene nel Deep web (si parla di bambini fatti a pezzi, di video che raccontano torture con l’olio bollente, ndr ) non viene assimilato all’uso di droghe. I ragazzi pensano che non ci siano conseguenze, che non faccia male. Invece ti squinterna e ti distrugge la mente". Eppure non sono molte le voci che si sono levate dopo questa vicenda. La sua è stata una delle poche. "Paradossalmente una persona mi ha fatto notare che se si fosse verificata una violenza efferata sugli animali ci sarebbe stata la rivolta di chissà quante associazioni. Per carità, quest’ultimi sono creature del Signore, ma qui si parla di ragazzini fatti a pezzi e nessuno dice niente. Forse perchè, magari, non interessa l’Italia e lo scenario riguarda chissà dove?" Il procuratore Antonio Sangermano ha invitato i genitori a vigilare sui cellulari dei figli che spesso sono lo specchio della loro anima. "Ho sentito parlare Sangermano a Roma ad un convegno, sui minori ha le idee chiare. Però credo che non sia sempre così, perché alcuni finiscono in certe situazioni solo per emulazione. Se non fai parte del branco non sei nessuno, vieni emarginato. Ragazzini che non farebbero mai certe cose ma vengono risucchiati nel vortice. E che sarebbe importante rafforzare facendo comprendere che non sono loro gli ‘anormali’ perchè vogliono divertirsi giocando a pallone, senza bruciarsi". Lei dice che non si arriva per caso agli orrori descritti nella chat. "Esatto. Molto spesso la responsabilità è degli adulti, anche se in questo caso sono in maggioranza ragazzi minorenni a trasformarsi in carnefici dei più piccoli sapendo che loro non hanno voce perché nessuno li ascolta. Per questo motivo propongo l’istituzione di una Giornata nazionale dell’ascolto dei minori sapendo che in Italia per una persona di età minore nelle aule giudiziarie è fissato ancora ai 12 anni e lasciato nella migliore delle ipotesi all’interpretazione degli esperti. Come se le parole dei bambini non bastassero da sole a spiegarne i drammi". Tornando alle delicate vicende illustrate in video e messaggi, cosa si sente di dire l’arcivescovo ai genitori senesi? "A loro e a tutte le famiglie ribadisco che non si devono far cogliere impreparate. Tante volte di fronte a queste situazioni cadono dalle nuvole dicendo ‘Non è possibile’. Ebbene oggi è invece possibile tutto. Non si scandalizzino ma tengano gli occhi aperti. Seguano il figlio e capiscano con chi si relaziona, che tipo di contatti ha. E poi una grande dialogicità, iniziando a parlare con lui sin da quando ha 6-7 anni, a 13 a volte può essere tardi. No dunque alla rimozione, al non voler credere. Non si facciano cogliere impreparati". © RIPRODUZIONE RISERVATA
CronacaL'arcivescovo: "Genitori, non vi fate cogliere impreparati"