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Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, è atteso oggi al presidio dei lavoratori Beko in viale Toselli
E’ atteso stamattina al presidio allestito davanti ai cancelli dello stabilimento Beko di Siena il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, che incontrerà i lavoratori in assemblea portando loro solidarietà. Nell’occasione Ladini, invitato dalla Fiom Cgil di Siena con la segretaria Daniela Miniero, parlerà anche della campagna lanciata dal sindacato per il voto ai quesiti referendari sui temi del lavoro e della cittadinanza.
Landini interverrà quindi nell’Aula Magna dell’Università per Stranieri dove è prevista l’Assemblea delle Assemblee generali della Cgil senese in cui, oltre ad affrontare la situazione di crisi che attraversa la provincia, si darà il via anche nel territorio a una straordinaria stagione di partecipazione democratica in vista della consultazione referendaria di primavera.
Lavoro, sicurezza, dignità, cittadinanza, democrazia sono i temi che saranno al centro della discussione. ’Il voto è la nostra rivolta. Con i referendum non lasci che gli altri decidano per te’ è lo slogan che caratterizza l’iniziativa che sarà conclusa dallo stesso Landini.
Dopo i saluti del rettore Tomaso Montanari, la segretaria generale Cgil Siena Alice D’Ercole aprirà i lavori con la sua relazione, a seguire gli interventi dei delegati sindacali e dei funzionari. D’Ercole illustrerà i dati inseriti nella piattaforma unitaria: "L’arretramento del manifatturiero e delle costruzioni rischia di lasciare il territorio a due sole leve di traino: turismo e agricoltura, da sempre rilevanti per l’economia della provincia, ma non possono rappresentare le uniche fonti di occupazione, perché caratterizzate da stagionalità e precarietà – il giudizio della segretaria generale Cgil –, quelle in cui insistono maggiormente anche fenomeni di lavoro grigio e nero". Nel 2023 dei circa 70.500 avviamenti al lavoro, solo 5.600 (meno dell’8%) sono stati a tempo indeterminato, mentre hanno superato l’8% i nuovi assunti con contratti intermittenti. E la liberalizzazione delle causali ha fatto impennare a oltre il 62% gli avviamenti con tempi determinati. Quindi se è vero che l’occupazione in provincia cresce del 3,5% e la disoccupazione non arriva al 4%, aumenta il lavoro povero, quello in cui la durata media dei contratti è 7 mesi e nella maggior parte dei casi si concludono con un licenziamento involontario nei 24 mesi successivi (effetto degli incentivi una tantum). La media delle giornate lavorate è più alta di quella italiana (247 su 244) ma la media delle buste paga è di 3 euro inferiore a quella nazionale. Si registrano redditi medi di 25mila euro per gli uomini e 18mila per le donne. Le conclusioni dei lavori saranno affidate allo stesso Landini.