Arte e storie dai borghi I conti del Festival

Il bilancio della prima edizione della kermesse a Radicofani. Tavola rotonda dedicata. al turismo e alla pastorizia

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"La bellezza aiuterà i popoli ad uscire da questa pandemia e a ritrovare le emozioni perdute". Il critico Giorgio Grasso lo ha ribadito in occasione del Il Val d’Orcia ART Festival, che nei giorni si è svolto a Radicofani. Tre giorni di incontri, eventi, premiazioni, conferenze, a partire da quella intitolata ‘Arte ai tempi del lockdown’, che lo stesso Grasso, in veste di presidente della giuria della manifestazione, ha tenuto al Teatro Costantini. "La Val d’Orcia è molto bella – ha detto – e come tutto il territorio italiano ha un patrimonio artistico strabiliante. Il nostro compito come critici è di portare più persone possibili e tutelare, ma anche di propagandare il nostro patrimonio".

La manifestazione è stata organizzata dall’associazione composta da Angela Maria Sanna, Alessandro Ficola e Graziella Capitoni, per far nascere nel borgo di Radicofani un evento in grado di offrire "un segno di rinascita per tutti – spiegano – per l’arte in sé ma anche per le attività turistiche e commerciali di tutto il territorio che hanno sofferto in questi anni di pandemia". Nel corso dei tre giorni, anche la tavola rotonda sul tema ‘Pastorizia, turismo e sostenibilità’, organizzata con la collaborazione del circolo Peppino Mereu, della FASI e della Regione Sardegna. Sono intervenuti Tommaso Sbriccoli e Piergiorgio Solinas, professori dell’Università di Siena, e la vice presidente della Toscana, Stefania Saccardi, assessore regionale all’Agro-alimentare. Al centro dell’incontro, l’importante presenza di famiglie di pastori provenienti dalla Sardegna (circa trecentocinquanta in tutta la provincia), che proprio nella zona tra Asciano, Monteroni, Montalcino e Radicofani ha permesso il recupero produttivo di terreni spesso marginali. E proprio sul tema, è stato proiettato il documentario ’Transumanze’, del regista sardo Andrea Mura.

Riccardo Bruni