PAOLO BARTALINI
Cronaca

Atleta di 17 anni accusa un malore in campo, il coach lo salva: “Non aveva più battito, defibrillatore fondamentale”

L’allenatore Umberto Vezzosi è intervenuto riuscendo a scongiurare conseguenze estreme: “Sessanta secondi in più senza ossigenazione e il cervello sarebbe andato in grave sofferenza”

Coach Umberto Vezzosi, classe 1961, di Poggibonsi, ha salvato la vita a un cestista

Coach Umberto Vezzosi, classe 1961, di Poggibonsi, ha salvato la vita a un cestista

Poggibonsi (Siena), 25 settembre 2024 – Un cestista diciassettenne accusa un malore durante un’amichevole di Basket. Lo salva, con il defibrillatore custodito nell’impianto di gioco, coach Umberto Vezzosi. Classe 1961, nato a Poggibonsi, Vezzosi ha iniziato nella sua città di origine il percorso di preparatore di prospetti nel 1981. Attivo soprattutto a Siena, sei stagioni alla Mens Sana e sedici alla Virtus, è da tempo in forza alla Sba Arezzo e proprio ad Arezzo, al palasport Le Caselle davanti a un centinaio di spettatori, si è verificato l’episodio nella partita tra Under 19 della compagine locale e il quintetto di San Giovanni Valdarno.

Perizia, prontezza, abilità e sangue freddo hanno permesso a Vezzosi di scongiurare le conseguenze estreme a carico del ragazzo, adesso fuori pericolo seppur ricoverato ancora in ospedale per gli accertamenti. “All’improvviso – racconta Vezzosi – ho notato nel ragazzo dei movimentati rallentati. Addirittura non alzava le braccia per prendere palla. E in quegli istanti, mentre stavo predisponendo il cambio, è caduto”. Il prosieguo delle sequenze, ha riportato alla mente del pubblico certi drammatici eventi durante le competizioni: pressanti inviti ad accorrere, gesti disperati, pianti. Qualcuno ha praticato all’atleta il massaggio cardiaco e Vezzosi ha chiesto il defibrillatore. A un certo punto non si avvertiva più il battito, dal polso. Poi il ragazzo ha ripreso a respirare, in seguito a operazioni andate avanti per meno di tre minuti. Sessanta secondi in più senza ossigenazione e il cervello sarebbe andato in grave sofferenza – racconta il coach –. Ho avuto la piena collaborazione di tutti, dagli addetti ai lavori di casa allo staff ospite. Un’apprensione indescrivibile, un vero choc. Fino al sollievo”.

Rifiuta, Vezzosi, l’etichetta di eroe: “Se ho un merito – precisa – è legato al fatto di aver partecipato ai corsi per l’uso del defibrillatore organizzati nei decenni dai miei club di appartenenza, Mens Sana, Virtus e la società nella quale sono impegnato dal 2016, la Sba Arezzo. Progetti formativi che mi hanno consentito di fissare alcuni princìpi: la rapidità di intervento e la necessità di tenere presenti le basilari modalità di azione”. La conoscenza della materia è fondamentale: “Oltre alle dinamiche prettamente sportive, da allenatore ho provato ad approfondire temi relativi alla medicina e alla fisioterapia. Adesso, quando entro in un ambiente, non necessariamente una palestra – conclude il coach – mi guardo intorno per vedere dove è sistemato il defibrillatore”.