di Laura Valdesi
SIENA
Non bastano i lupi che sbranano le pecore. Gli allevatori si sentono soli anche perché i rimborsi sono una beffa. "Ho almeno una ventina di verbali nell’arco di un anno, fatti ovviamente da un pubblico ufficiale che testimoniano gli attacchi subiti dai lupi. Dai predatori. Non posso nascondere che è demoralizzante ricevere la comunicazione da Firenze che è stato messo in pagamento il risarcimento per la morte di una pecora avvenuto nel 2023. Dirò di più: l’avviso dice che mi è stato riconosciuto il diritto ma che poi ci saranno sessanta giorni per la liquidazione. Morale: si andrà probabilmente a fine anno". Un fiume in piena Franco Carta, proprietario del podere Milanino a Vescona nel cuore delle crete, ad Asciano. Che rilancia il dramma vissuto da pastori ed allevatori, qui come nel resto della provincia: un enorme danno economico, oltre ai continui attacchi dei predatori. "Faccio questo mestiere da 40 anni – aveva già dichiarato a La Nazione nel giugno 2023 – e mai avevo visto qualcosa di simile. Non solo la preoccupazione per il lavoro, anche per la sicurezza personale. Sta diventando insostenibile, le riduzioni sono momentanee ma le chiusure definitive. La colpa non è del lupo, ma dell’uomo che non è intervenuto. Ci sentiamo abbandonati".
Ad oltre un anno di distanza il sentimento non è cambiato. Anche perché, cifre alla mano, gli attacchi continuano. "E’ successo ancora – racconta Carta –, saranno state le 15. Poco più. Sono arrivati un paio di lupi. I cani gli sono corsi dietro e sono scappati. Ma il fatto è che ne sono successivamente arrivati altri tre. Allora per evitare il peggio gli siamo andati incontro iniziando ad urlare per allontanarli". Momenti rischiosi, ma è stato necessario per salvare il gregge. "Solo che le pecore, c’erano circa 200 ovini e una quarantina di agnellini, si sono spaventate fuggendo, cascando l’una addosso all’altra e cinque capi sono morti affogati. Non sbranati dai lupi ma in conseguenza della loro presenza", denuncia Carta. Che ha dovuto ricorrere all’aiuto dei cani pastori per tutelare il suo allevamento dove un tempo c’erano 1200 esemplari che ora sono calati a 900.
"Cosa chiedo io, come i colleghi? Che siano solerti nel pagamento dei risarcimenti per i capi uccisi e sbranati dai predatori. Non è certo colpa mia se i predatori attaccano gli ovini. Cosa devo fare di più? Cosa dobbiamo fare per tutelarci? Eppure siamo una componente importante dell’economia della nostra provincia. E non solo".