REDAZIONE SIENA

Avevano tritolo e miscela esplosiva. Padre e figlio, pena ridotta in appello

Assolti invece per una spoletta per bomba da mortaio, 164 proiettili e 770 grammi di polvere da sparo. Tutto era nato dalle intercettazioni di conversazioni e da post sui social. Annunciato il ricorso in Cassazione . .

L’inchiesta era stata condotta dalla digos di Firenze dopo aver intercettato alcune conversazioni.. Le accuse si sono molto ridimensionate

L’inchiesta era stata condotta dalla digos di Firenze dopo aver intercettato alcune conversazioni.. Le accuse si sono molto ridimensionate

di Laura Valdesi

Sapevano tutti che era appassionato di armi e munizioni. Da tempo lo vedevano passare alla guida del sidecar, nel comune di Sovicille, indossando la mimetica. L’ex dipendente di banca ora in pensione, 66 anni, era finito al centro di un’inchiesta della digos fiorentina, coordinata dal pm Leopoldo De Gregorio, che aveva inizialmente portato sia lui che il figlio ai domiciliari. Una vicenda che aveva destato grande scalpore con perquisizioni fatte a Sovicille nell’abitazione di padre e figlio, oltre che nel capannone in Pian dei Mori dove teneva il famoso sidecar su cui lo vedevano passare. I due erano stati condannati, al termine dell’inchiesta, con rito abbreviato ad un anno e 1600 euro di multa, pena sospesa, riconosciute le attenuanti generiche. Erano stati ritenuti colpevoli per quanto trovato in casa e nei due garage a disposizione della famiglia. Vale a dire 549 grammi di tritolo, 770 di polvere da sparo e 144 di miscela esplosiva. C’era una spoletta per una bomba da mortaio attiva, l’accenditore per una mina antiuomo. Più un centinaio di cartucce parabellum della seconda guerra mondiale e 164 calibro civile non denunciate. Caduta già in primo grado l’aggravante del terrorismo per l’ex bancario, assolto al contempo per il reato di istigazione a delinquere. Tutto era nato, come si ricorderà, dalla captazione di conversazioni inizialmente ritenute dagli investigatori ad alto contenuto xenofobo, anche sui social.

Si è svolto nei giorni scorsi il processo davanti alla Corte di appello di Firenze per padre e figlio, difesi dall’avvocato Francesco Stefani. Sono stati assolti dall’accusa di aver detenuto la spoletta per la bomba da mortaio e l’accenditore per una mina antiuomo perché il fatto non costituisce reato. Ma anche dall’accusa di aver detenuto 164 proiettili e nel caso del figlio per i 770 grammi di polvere da sparo "per non aver commesso il fatto". Ridotta inoltre la pena da un anno a 9 mesi per il padre e a 8 per il figlio, giunta solo solo per la contestazione relativa al tritolo e alla miscela esplosiva. Il legale annuncia già ricorso in Cassazione appena lette le motivazioni che saranno depositate fra novanta giorni. Il quadro accusatorio si è dunque notevolmente ridimensionato.