PINO DI BLASIO
Cronaca

AviCoop, l’intesa a metà del guado: "Il nodo sarà il futuro dell’industria"

Parla Fabiani, consigliere della Regione per le crisi aziendali: "Non erano scontate le tutele per gli avventizi. Abbiamo ottenuto una mensilità aggiuntiva, più il pagamento di 18 giorni per 7 mesi per 180 lavoratori".

AviCoop, l’intesa a metà del guado: "Il nodo sarà il futuro dell’industria"

AviCoop, l’intesa a metà del guado: "Il nodo sarà il futuro dell’industria"

Valerio Fabiani, consigliere del governatore Giani per lavoro e crisi aziendali, è consapevole del fatto che sulla vertenza Avi.Coop e sulla trattativa con il gruppo Amadori, siamo ancora a metà del guado. Intanto va sottolineata la novità della tutela riconosciuta ai lavoratori avventizi, dipendenti con contratti a termine che finora erano privi di qualunque garanzia di futuro. "Non era affatto scontata - fa notare Fabiani -, per questa categoria di lavoratori l’unico diritto è il rispetto del contratto. E la garanzia del minimo contrattuale, 14 giornate di stipendio".

Al tavolo con Amadori la Regione, i sindacati e le istituzioni sono riusciti ad ottenere 18 giornate per 7 mesi.

"Più la mensilità straordinaria aggiuntiva. Tenendo conto che si parla della maggioranza dei dipendenti del sito di Monteriggioni, il risultato ottenuto è stato importante".

Sono 180 su 200 lavoratori. Cosa succederà ai 20 dipendenti a tempo indeterminato?

"Sarà uno dei punti da discutere nel nuovo confronto del 27 giugno, assieme alla reindustrializzazione del sito. I lavoratori a tempo determinato erano l’argomento più urgente, perché non avevano nessun diritto ed erano il numero più consistente. Sui dipendenti a tempo indeterminato bisogna ancora studiare tanti aspetti".

Ritiene che il peso decisivo per la prima intesa sia stata la pressione combinata di Regione, enti locali e sindacati?

"Ho passato l’intero week end a parlare con i sindacati romagnoli, le organizzazioni che trattano con il quartier generale di Amadori a Cesena. Mi ero accorto che stavamo parlando due lingue completamente diverse. Come accade spesso quando si tratta con aziende che hanno stabilimenti in Regioni differenti, c’è da superare la diffidenza sul ruolo che la Toscana vuole giocare ai tavoli di trattativa. Tra le Regioni, solo la Toscana si è assunta il compito di sedersi al tavolo da protagonista. E vale anche per le multinazionali".

L’aspetto più delicato dell’incontro del 27 sarà la reindustrializzazione. Avete un interlocutore per Monteriggioni?

"Quando abbiamo iniziato la trattativa con Amadori, era evidente che il gruppo non avesse minimamente pensato al destino di quel sito. E’ stato complicato, ma alla luce della prima intesa firmata, l’azienda ha capito che per noi è un elemento fondamentale".

L’intenzione di Amadori è affittare lo stabilimento, cederlo o cos’altro?

"E’ troppo presto per dirlo, ne parleremo il 27. In questi casi si lasciano aperte tutte le porte, per ragionare su tanti scenari possibili. Bisogna creare le migliori condizioni affinché arrivi un interlocutore credibile. La Regione farà la sua parte, ma è indubbio che la parte principale tocchi al gruppo Amadori, in nome di un principio di responsabilità sociale".

Ha in mente una soluzione?

"Gli esempi da seguire in Toscana sono molteplici, alla fine c’è sempre il mercato che decide. Non lo si può orientare del tutto, lo si può favorire. Con doti economiche per chi arriva, sconti sull’immobile, agevolazioni per riassunzioni di dipendenti, cessioni a valore simbolico, accordi commerciali. Tutte soluzioni da studiare al tavolo, inventandone anche di nuove. Dove non c’è un acquirente pronto, chi lascia deve impegnarsi di più a trovare un’alternativa e un nuovo partner industriale".

C’è la condizione che non sia un gruppo avicolo?

"No, penso sia un equivoco. Il gruppo Amadori ha solo detto che non vuole vendere il sito a un competitor diretto".